Solo il rumore dello scafo che strappa la pelle di questo mare piatto e la squarcia, ferendola nella sua calma assoluta, mi accompagna mentre attraverso l'infinità del Mare Tirreno, questo mare blu su cui hanno navigato per millenni molti altri uomini in cerca di avventura, per soldi, per fame, in pace e in guerra. La brezza smorza il calore del sole di giugno e mi permette di respirare tutto quanto c'è di buono nell'aria da sopra il ponte della barca.
In lontananza, Stromboli.
Nei giorni scorsi è stato apparentemente calmo, addormentato direi. Non ha mai dato un segno della sua presenza, riaffermato il suo predominio sulle altre isole che abitano vicino a lui, "Iddu".
Poco fa invece le prime avvisaglie, una piccola colonna di cenere si è alzata nella foschia... Ho voluto interpretarlo come un saluto benevolo del padrone di questo mare a cui si affidavano gli antichi navigatori per orientarsi nella notte, ammirando le luci rossastre che illuminavano le notti già di duemila anni fa.
Fra queste piccole isole, ormai tombe e lapidi di questi antichi vulcani, scorgo qualcosa che mi incuriosisce: in questo apparente mondo di morte, un segnale di vita arriva dal fondo del mare, increspature circolari sulla superficie e un flusso di bolle che risale con forza, rilasciando in aria il caratteristico, inconfondibile ed acre odore di zolfo, l'elemento del Fuoco.
C'è ancora fuoco sotto queste immobili isole come la brace sotto la cenere, un avvertimento su cui riflettere: quello che vediamo in apparenza non è come sembra, quello che sembra invisibile in realtà non lo è; la verità non si mostra così facilmente, solo chi ha testa e cuore riesce a vederla, gli altri rimangono incantati sotto un velo di bugia.
Un sussulto nell'aria, un ruggito sordo e profondo riecheggia improvvisamente: Iddu mi ridesta e richiama con i suoi segnali, sbuffi di cenere sempre più ravvicinati... Che si stia risvegliando?
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