domenica 15 giugno 2014

GeoTrip #4/1 - Stromboli, il faro del Mediterraneo

La storia geologica della penisola italiana è legata a quella del Mediterraneo occidentale; la sua nascita ed evoluzione è legata allo scontro fra le placche europea ed africana che hanno permesso la nascita di catene montuose come le Alpi e gli Appennini nonché l'apertura di nuovi mari come il Bacino Balearico e il Mare Tirreno (accennato già nei post sul bacino Firenze-Prato-Pistoia e sul Sinis).

La rotazione del blocco sardo-corso e degli appennini.
Le frecce indicano la direzione di movimento delle placche tettoniche.



Stavolta vi racconto delle bellezze che potrete osservare nel Tirreno meridionale, precisamente in quello che è conosciuto come l'Arcipelago delle Eolie, una serie di isole di origine vulcanica (sono vulcani a tutti gli effetti!) che hanno affascinato l'uomo sin dai tempi antichi, che prende direttamente il nome dal mito di Eolo, incaricato da Zeus per controllare i venti e ha dato la residenza perfino ad una delle fucine di Efesto (Vulcano per i romani), il dio del fuoco e della metallurgia.

L'arcipelago delle Eolie




Ma geologicamente parlando, cosa rappresentano queste isole?


Sistema geologico Tirreno - Ionio


Le Eolie rappresentano un sistema di isole dette di "arco vulcanico": il Mediterraneo occidentale ed orientale sono due entità separate e distinte e la catena alpino-himalayana marca questo passaggio.

Schema di formazione delle isole di arco vulcanico
Studi geofisici hanno dimostrato che il fondo del Mare Ionio è costituito da una crosta oceanica antica e molto rigida che, dopo l'inizio di apertura del Mare Tirreno avvenuta circa 20 milioni di anni fa, ha iniziato a "subdurre" sotto quello che è al momento la zona più tormentata di tutta la penisola, ovvero l'arco calabro peloritano che sta procedendo verso sudest, svincolato dal resto della penisola tramite due faglie principali chiamate "Linea di Sangineto" e "Linea di Taormina" (vedi figura), permettendo la distensione ed assottigliamento del Mare Tirreno. 

Arco calabro-peloritano, punto in cui il Tirreno sta avanzando più velocemente.


Schema di apertura del Tirreno con evidenziata in rosso,
in blu la crosta oceanica ionica che subduce in prossimità della Calabria.


Schema della subduzione della crosta oceanica ionica in sezione.
Nel rettangolo rosso il punto dove si trovano le isole Eolie.

La crosta oceanica dello Ionio, scendendo in profondità nel mantello terrestre, raggiunge temperature e pressioni tali da permettere la fuoriuscita di elementi volatili (in primis l'acqua intrappolata nei suoi sedimenti) che favoriscono la fusione della parte sovrastante del mantello e la creazione di un sistema di vulcani in superficie quale le Eolie, appunto.

Stromboli

Di tutte le Eolie è sicuramente la più affascinante, l'unica che ancora presenta attività eruttiva e che richiama molti turisti ed appassionati.

Il profilo di Stromboli, ripreso dall'imbarcazione che ci ha accompagnato.

Svetta per quasi mille metri sopra il livello del mare ma ne nasconde altri duemila sotto, i suoi fianchi raggiungono pendenze di 40° costruiti dall'attività eruttiva iniziata circa duecento mila anni fa e uscita dal mare a circa 160 mila.
Nel corso dei millenni e delle varie eruzioni, Stromboli ha cambiato profondamente la sua fisionomia con la costruzione e successivo crollo di vari e molteplici crateri. I crateri che vediamo adesso risalgono a circa 13 mila anni fa e da allora i vari crolli hanno dato la forma alla famosa Sciara del Fuoco (che comunque esiste da circa 26 mila anni, legata al vecchio cratere detto I Vancori), il fianco sui cui adesso scendono i blocchi eruttati dal cratere di nordest. 

La storia geologica dell'isola di Stromboli comincia circa 200.000 anni fa, quando un primo vulcano attivo di grandi dimensioni emerge dal mare, in posizione NE rispetto all'isola attuale. Oggi di questo vulcano antico rimane soltanto il condotto solidificato (neck) rappresentato da Strombolicchio (vedi sotto).

Il vero e proprio vulcano di Stromboli emerge dal mare circa 160.000 anni fa. Inizialmente i centri di emissione sono nella parte meridionale dell'isola attuale, dove affiorano le unità più antiche appartenenti ai complessi del Paleostromboli I e II.
Circa 35.000 anni fa il centro di emissione migra leggermente verso nord e le emissioni di lava e i depositi piroclastici legati a eruzioni esplosive danno origine ad un cono che raggiunge quota 700 m s.l.m. (Paleostromboli III).
Le fasi successive della storia di Stromboli vedono la formazione ed il collasso calderico di vari edifici vulcanici. In particolare, a circa 34.600 anni fa risale il complesso eruttivo di Scari, osservabile presso Scari e a sud del paese sotto forma di spesse sequenze di bombe vulcanichelapilli e lahar. Mentre successivo (circa 26.000 anni fa) è il complesso del Vancori, caratterizzato da depositi piroclastici ebasalti shoshonitici. In questa fase, la cima del vulcano era occupata probabilmente da una grande caldera. Il ciclo Scari-Vancori si conclude con il collasso laterale (una grande frana) del settore occidentale e nordoccidentale dell'edificio vulcanico.
La fase successiva, a partire da circa 13.800 anni fa, vede la ricostruzione dell'edificio nel settore nordoccidentale. Il nuovo centro eruttivo, detto Neostromboli, è ubicato a nord dell'attuale costone dei Vancori. Contemporaneamente, alcuni centri eruttivi secondari danno origine al "Timpone del Fuoco" presso Ginostra, alle lave di San Bartolo e di San Vincenzo.
All'incirca tra 10000 e 5000 anni fa il settore nordoccidentale subisce nuovi collassi laterali (frane), lasciando una profonda depressione a forma di ferro di cavallo che si estende dalla cima fino ad una profondità di circa 2.000 m sotto il livello del mare: la Sciara del Fuoco. Lentamente la depressione viene riempita da materiale piroclastico e colate di lava. Il centro eruttivo attuale è rappresentato da un grande cono piroclastico che si trova nella parte sommitale della Sciara del Fuoco, a quota inferiore rispetto al Pizzo Sopra la Fossa, ed è caratterizzato, come detto sopra, dalla presenza di tre crateri allineati parallelamente alla Sciara, in direzione NE-SW.
Eruzione dal cratere di nordest


Pericolosità e rischio vulcanico

Se guardiamo Stromboli dal punto di vista della sua pericolosità e del rischio connesso alla sua attività eruttiva, non ci sono dubbi: Stromboli è molto pericoloso. Eppure ai suoi piedi ci abitano persone e l'attività turistica legata a "Iddu" (come lo chiamano i locali) è una delle fonti principali di reddito; è un rapporto molto delicato e che solo uno stromboliano può tentare di spiegare. 
L'Università di Firenze è presente da circa 30 anni con un osservatorio e coadiuva le ricerche scientifiche internazionali che studiano il vulcano; inoltre è Centro di Competenza della Protezione Civile in caso di allerta.

Da ricordare le eruzioni del 2002-2003 (con lo tsunami del 30 dicembre 2002) e del 2007.





Visitare Stromboli

Esistono molti sentieri che permettono di salire al vulcano ma, vista la pericolosità, è obbligatorio affidarsi alle guide escursionistiche che regolano l'accesso, in accordo alle disposizioni del Comune e della Protezione Civile che dirama un bollettino giornaliero sull'attività (non è raro che il divieto diventi assoluto nei momenti di particolare attività eruttiva).

Qui potete scaricare la carte dei sentieri di Stromboli e contattare l'associazione Magmatrek che gestisce le visite al vulcano.

Infine, l'album personale dell'escursione alle isole Eolie...

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