domenica 29 giugno 2014

Ringing Rocks, le rocce musicali

Fra le varie curiosità che la natura ci offre per allietare i nostri sensi, posso assicurarvi che anche le rocce possono incuriosire il nostro udito, trasformandosi in uno strumento musicale e regalarci momenti di buona distrazione.
Gli americani, che sono bravissimi a rendere un'attrazione ogni cosa abbia una seppur piccola caratteristica per cui valga la pena parlarne, hanno giustamente creato un parco dedicato a una serie di rocce che, se opportunamente percosse, generano suoni diversi che possono essere uniti per creare veri e propri assoli di percussione. Parlo del Ringing Rocks Park a Pottstown, in Pennsylvania.

Le Ringing Rocks della Pennsylvania.
Tratto da: Wikipedia.org in inglese



Geologia delle rocce musicali

Molti studiosi si sono cimentati nella ricerca di una teoria che spiegasse come mai queste rocce abbiano questa caratteristica musicale e nel corso di molti decenni sembra che la spiegazione più plausibile risieda nella petrografia delle rocce stesse.

Si tratterebbero di diabasi, ovvero dei gabbri (rocce vulcaniche) che si trovano sottoforma di filoni che si sono intrusi nelle discontinuità delle rocce incassanti. Questo però non basta a spiegare tutto: attraverso lo studio dei minerali che compongono questi diabasi (olivina, pirosseni e plagioclasi) è stato notato che essi hanno subito uno stress deformativo che li ha isorientati; inoltre l'olivina presente nella roccia ha un alto contenuto in Ferro che permetterebbe l'effetto "diapason" e la produzione di note musicali.

Diabase con faccia lucidata per evidenziare i minerali costituenti.
Foto tratta da: Wikimedia.org

L'unicità dell'effetto prodotto da queste rocce è dovuto anche alla unicità del contesto dove si sono formate e l'alterazione atmosferica ricevuta, anche se esistono altri luoghi dove altre rocce (comunque di natura vulcanica) riproducono un suono se percosse, tipo le Ringing Rocks Pluton nel Montana.

Sezione delle Ringing Rocks della Pennsylvania.
Tratto da Wikimedia.org



Per concludere, ecco una "Ringing Rocks Performance"!



martedì 24 giugno 2014

Rischio idrogeologico, un esempio di prevenzione

In questi ultimi anni anche in Italia si sta percependo sempre più il bisogno di monitorare ed intervenire nella mitigazione del rischio idrogeologico che sottopone la popolazione ad affrontare eventi come alluvioni e franamenti.
Ancora oggi, negli occhi di molti vi sono le scene delle devastazione degli eventi più famosi come ad esempio l'alluvione di Sarno e Quindici del 1998, di Messina del 2009 e della Sardegna del 2013. Già avevo postato un documentario di #DissestoItalia e qui potete trovare un elenco degli eventi più importanti.


Alluvione di Genova del 2010. Tratta da Wikimedia.org

Come dico sempre, l'unica strada è la prevenzione: parola che pare inudibile agli amministratori e ai governi che continuano imperterriti a sottovalutare il rischio idrogeologico che in Italia, essendo una zona tettonicamente molto attiva, incide notevolmente nella vita e nell'economia della popolazione. La prevenzione potrebbe essere un ottimo settore di sviluppo e rilancio economico, abbandonando la cementificazione selvaggia che invece ha amplificato gli effetti disastrosi di questa noncuranza del territorio.

Fatta questa doverosa premessa, voglio farvi partecipi di un esempio di messa in sicurezza di una strada norvegese, dove dei blocchi di roccia fratturati sono in procinto di franare e mettere in serio pericolo la vita di chi potrebbe transitarvi nel momento sbagliato. Come vedrete, il blocco di roccia interessato è relativamente piccolo rispetto a tutto il fianco del fiordo e l'utilizzo di un elicottero è sicuramente costoso: eppure questo è un esempio di come per la sicurezza della popolazione non si dovrebbe badare a spese, anche nelle situazioni di piccola entità come questa.

Nel filmato vedrete la tecnica utilizzata: un elicottero manovra una palla demolitrice per innescare la caduta del blocco pericolante; i frammenti del blocco che si frantuma contro il fianco del fiordo sono fermati da una recinzione a maglie di ferro posizionata in fondo al pendìo; infine vengono rovesciate ingenti quantità di acqua dove si trovava il blocco per "ripulire" la zona da eventuali frammenti che potrebbero franare successivamente sulla strada.



Infine voglio farvi vedere quali tecnologie ci siano ad oggi per la mitigazione del rischio idrogeologico: questo è l'esempio di un'azienda svizzera che opera a livello mondiale e che dimostra come nel campo della prevenzione ci possa essere, ad oggi, tutto un mercato che per l'Italia sarebbe nuovo e su cui investire.

Vengono presentati i vari tipi di rischio e le soluzioni aziendali, presentate prima in un test adhoc e poi in situazioni reali dove hanno funzionato perfettamente.




domenica 15 giugno 2014

GeoTrip #4/1 - Stromboli, il faro del Mediterraneo

La storia geologica della penisola italiana è legata a quella del Mediterraneo occidentale; la sua nascita ed evoluzione è legata allo scontro fra le placche europea ed africana che hanno permesso la nascita di catene montuose come le Alpi e gli Appennini nonché l'apertura di nuovi mari come il Bacino Balearico e il Mare Tirreno (accennato già nei post sul bacino Firenze-Prato-Pistoia e sul Sinis).

La rotazione del blocco sardo-corso e degli appennini.
Le frecce indicano la direzione di movimento delle placche tettoniche.



Stavolta vi racconto delle bellezze che potrete osservare nel Tirreno meridionale, precisamente in quello che è conosciuto come l'Arcipelago delle Eolie, una serie di isole di origine vulcanica (sono vulcani a tutti gli effetti!) che hanno affascinato l'uomo sin dai tempi antichi, che prende direttamente il nome dal mito di Eolo, incaricato da Zeus per controllare i venti e ha dato la residenza perfino ad una delle fucine di Efesto (Vulcano per i romani), il dio del fuoco e della metallurgia.

L'arcipelago delle Eolie




Ma geologicamente parlando, cosa rappresentano queste isole?


Sistema geologico Tirreno - Ionio


Le Eolie rappresentano un sistema di isole dette di "arco vulcanico": il Mediterraneo occidentale ed orientale sono due entità separate e distinte e la catena alpino-himalayana marca questo passaggio.

Schema di formazione delle isole di arco vulcanico
Studi geofisici hanno dimostrato che il fondo del Mare Ionio è costituito da una crosta oceanica antica e molto rigida che, dopo l'inizio di apertura del Mare Tirreno avvenuta circa 20 milioni di anni fa, ha iniziato a "subdurre" sotto quello che è al momento la zona più tormentata di tutta la penisola, ovvero l'arco calabro peloritano che sta procedendo verso sudest, svincolato dal resto della penisola tramite due faglie principali chiamate "Linea di Sangineto" e "Linea di Taormina" (vedi figura), permettendo la distensione ed assottigliamento del Mare Tirreno. 

Arco calabro-peloritano, punto in cui il Tirreno sta avanzando più velocemente.


Schema di apertura del Tirreno con evidenziata in rosso,
in blu la crosta oceanica ionica che subduce in prossimità della Calabria.


Schema della subduzione della crosta oceanica ionica in sezione.
Nel rettangolo rosso il punto dove si trovano le isole Eolie.

La crosta oceanica dello Ionio, scendendo in profondità nel mantello terrestre, raggiunge temperature e pressioni tali da permettere la fuoriuscita di elementi volatili (in primis l'acqua intrappolata nei suoi sedimenti) che favoriscono la fusione della parte sovrastante del mantello e la creazione di un sistema di vulcani in superficie quale le Eolie, appunto.

Stromboli

Di tutte le Eolie è sicuramente la più affascinante, l'unica che ancora presenta attività eruttiva e che richiama molti turisti ed appassionati.

Il profilo di Stromboli, ripreso dall'imbarcazione che ci ha accompagnato.

Svetta per quasi mille metri sopra il livello del mare ma ne nasconde altri duemila sotto, i suoi fianchi raggiungono pendenze di 40° costruiti dall'attività eruttiva iniziata circa duecento mila anni fa e uscita dal mare a circa 160 mila.
Nel corso dei millenni e delle varie eruzioni, Stromboli ha cambiato profondamente la sua fisionomia con la costruzione e successivo crollo di vari e molteplici crateri. I crateri che vediamo adesso risalgono a circa 13 mila anni fa e da allora i vari crolli hanno dato la forma alla famosa Sciara del Fuoco (che comunque esiste da circa 26 mila anni, legata al vecchio cratere detto I Vancori), il fianco sui cui adesso scendono i blocchi eruttati dal cratere di nordest. 

La storia geologica dell'isola di Stromboli comincia circa 200.000 anni fa, quando un primo vulcano attivo di grandi dimensioni emerge dal mare, in posizione NE rispetto all'isola attuale. Oggi di questo vulcano antico rimane soltanto il condotto solidificato (neck) rappresentato da Strombolicchio (vedi sotto).

Il vero e proprio vulcano di Stromboli emerge dal mare circa 160.000 anni fa. Inizialmente i centri di emissione sono nella parte meridionale dell'isola attuale, dove affiorano le unità più antiche appartenenti ai complessi del Paleostromboli I e II.
Circa 35.000 anni fa il centro di emissione migra leggermente verso nord e le emissioni di lava e i depositi piroclastici legati a eruzioni esplosive danno origine ad un cono che raggiunge quota 700 m s.l.m. (Paleostromboli III).
Le fasi successive della storia di Stromboli vedono la formazione ed il collasso calderico di vari edifici vulcanici. In particolare, a circa 34.600 anni fa risale il complesso eruttivo di Scari, osservabile presso Scari e a sud del paese sotto forma di spesse sequenze di bombe vulcanichelapilli e lahar. Mentre successivo (circa 26.000 anni fa) è il complesso del Vancori, caratterizzato da depositi piroclastici ebasalti shoshonitici. In questa fase, la cima del vulcano era occupata probabilmente da una grande caldera. Il ciclo Scari-Vancori si conclude con il collasso laterale (una grande frana) del settore occidentale e nordoccidentale dell'edificio vulcanico.
La fase successiva, a partire da circa 13.800 anni fa, vede la ricostruzione dell'edificio nel settore nordoccidentale. Il nuovo centro eruttivo, detto Neostromboli, è ubicato a nord dell'attuale costone dei Vancori. Contemporaneamente, alcuni centri eruttivi secondari danno origine al "Timpone del Fuoco" presso Ginostra, alle lave di San Bartolo e di San Vincenzo.
All'incirca tra 10000 e 5000 anni fa il settore nordoccidentale subisce nuovi collassi laterali (frane), lasciando una profonda depressione a forma di ferro di cavallo che si estende dalla cima fino ad una profondità di circa 2.000 m sotto il livello del mare: la Sciara del Fuoco. Lentamente la depressione viene riempita da materiale piroclastico e colate di lava. Il centro eruttivo attuale è rappresentato da un grande cono piroclastico che si trova nella parte sommitale della Sciara del Fuoco, a quota inferiore rispetto al Pizzo Sopra la Fossa, ed è caratterizzato, come detto sopra, dalla presenza di tre crateri allineati parallelamente alla Sciara, in direzione NE-SW.
Eruzione dal cratere di nordest


Pericolosità e rischio vulcanico

Se guardiamo Stromboli dal punto di vista della sua pericolosità e del rischio connesso alla sua attività eruttiva, non ci sono dubbi: Stromboli è molto pericoloso. Eppure ai suoi piedi ci abitano persone e l'attività turistica legata a "Iddu" (come lo chiamano i locali) è una delle fonti principali di reddito; è un rapporto molto delicato e che solo uno stromboliano può tentare di spiegare. 
L'Università di Firenze è presente da circa 30 anni con un osservatorio e coadiuva le ricerche scientifiche internazionali che studiano il vulcano; inoltre è Centro di Competenza della Protezione Civile in caso di allerta.

Da ricordare le eruzioni del 2002-2003 (con lo tsunami del 30 dicembre 2002) e del 2007.





Visitare Stromboli

Esistono molti sentieri che permettono di salire al vulcano ma, vista la pericolosità, è obbligatorio affidarsi alle guide escursionistiche che regolano l'accesso, in accordo alle disposizioni del Comune e della Protezione Civile che dirama un bollettino giornaliero sull'attività (non è raro che il divieto diventi assoluto nei momenti di particolare attività eruttiva).

Qui potete scaricare la carte dei sentieri di Stromboli e contattare l'associazione Magmatrek che gestisce le visite al vulcano.

Infine, l'album personale dell'escursione alle isole Eolie...

mercoledì 11 giugno 2014

Stromboli Diary - Capitolo 1

Solo il rumore dello scafo che strappa la pelle di questo mare piatto e la squarcia, ferendola nella sua calma assoluta, mi accompagna mentre attraverso l'infinità del Mare Tirreno, questo mare blu su cui hanno navigato per millenni molti altri uomini in cerca di avventura, per soldi, per fame, in pace e in guerra. La brezza smorza il calore del sole di giugno e mi permette di respirare tutto quanto c'è di buono nell'aria da sopra il ponte della barca.

In lontananza, Stromboli.


Nei giorni scorsi è stato apparentemente calmo, addormentato direi. Non ha mai dato un segno della sua presenza, riaffermato il suo predominio sulle altre isole che abitano vicino a lui, "Iddu".
Poco fa invece le prime avvisaglie, una piccola colonna di cenere si è alzata nella foschia... Ho voluto interpretarlo come un saluto benevolo del padrone di questo mare a cui si affidavano gli antichi navigatori per orientarsi nella notte, ammirando le luci rossastre che illuminavano le notti già di duemila anni fa.


Il sole è ancora alto nel cielo e quindi posso permettermi di deviare dalla rotta per avvicinarmi alle piccole isole che, quasi come servitori, stanno a debita distanza dal loro padrone. Anch'esse testimoni di un passato turbolento, fatto di altri vulcani ormai estinti ed erosi, adesso mettono in mostra il loro glorioso passato: scogliere a picco sul mare, dove posso ammirare gli antichi fianchi cresciuti nel corso dei millenni, eruzione dopo eruzione con bombe, lapilli e cenere scagliati in aria dalle esplosioni che testimoniavano la loro presenza, la loro vita, chissà quanto tempo fa; gli antichi condotti dove il nostro mondo era connesso con le profondità della Terra dove il magma ribolle e si agita prima di attraversare la porta verso il nostro mondo.


Fra queste piccole isole, ormai tombe e lapidi di questi antichi vulcani, scorgo qualcosa che mi incuriosisce: in questo apparente mondo di morte, un segnale di vita arriva dal fondo del mare, increspature circolari sulla superficie e un flusso di bolle che risale con forza, rilasciando in aria il caratteristico, inconfondibile ed acre odore di zolfo, l'elemento del Fuoco.



C'è ancora fuoco sotto queste immobili isole come la brace sotto la cenere, un avvertimento su cui riflettere: quello che vediamo in apparenza non è come sembra, quello che sembra invisibile in realtà non lo è; la verità non si mostra così facilmente, solo chi ha testa e cuore riesce a vederla, gli altri rimangono incantati sotto un velo di bugia.

Un sussulto nell'aria, un ruggito sordo e profondo riecheggia improvvisamente: Iddu mi ridesta e richiama con i suoi segnali, sbuffi di cenere sempre più ravvicinati... Che si stia risvegliando?  

Giro il timone e punto dritto verso di lui.

Vai al capitolo successivo.


mercoledì 4 giugno 2014

Le mura di casa


Non mi sono mai piaciute le mura di casa: seguono un percorso chiuso su se stesso, separano, dividono, recludono; c'è chi le vede come un rifugio dai pericoli del mondo, c'è chi le sente come una cella, c'è anche chi le vorrebbe intorno a sé e non può averle.

Ho sempre avuto difficoltà a rimanere in casa per molto tempo. Purtroppo, per un motivo o per un altro, ci sono stato, molto. Forse troppo. Per fortuna una via d'uscita c'è sempre: attraverso una porta, magari una finestra, che mi dà quella sensazione di fuga e di adrenalina, quel che di diverso dal solito che in fondo sto cercando. Se poi guardo fuori da questa finestra vedo il bosco, uno spazio che non ha un perimetro preciso come quello di casa; uno spazio enorme, fintamente vuoto e silenzioso, percorso da sentieri che possono portarti in qualunque posto. I sentieri non sono mai monotoni, percorrono i boschi ed i prati decidendo ogni volta se passare a sinistra o a destra di un ostacolo, se risalire una cima o scendere in valle, se seguire la costa di un monte o attraversare forre; ogni metro è una incognita, ogni momento è adatto per trovarsi di fronte a un diverticolo che se ne va verso un'altra direzione, verso un'altra, propria, destinazione.