Pistoia sorge al limite occidentale della piana detta di Pistoia-Prato-Firenze, un bacino di età plio-pleistocenica legato alla tettonica
di distensione che ha seguito l’evoluzione verso nordest degli Appennini, formatisi nel corso del tempo geologico dalla collisione fra le placche Africana ed
Euroasiatica.
La città è suddivisa in due zone che si trovano a quote
differenti, separate da una scarpata ancora visibile nonostante l’urbanizzazione;
la sua origine è incerta e sono state formulate due ipotesi che però non sono
state verificate: la prima individua la causa nella possibilità che l’Ombrone
scorresse una volta dove adesso si trova la Brana, girando verso Est all’altezza
di Capostrada rispetto al percorso attuale e quindi abbia eroso parte della
conoide alluvionale creatasi in epoche più remote, dopotutto l’influenza data
dall’energia del torrente Ombrone rispetto agli altri corsi d’acqua della zona
è decisamente superiore; una seconda ipotesi prevede che una faglia sepolta
abbia ribassato una zona rispetto all’altra e questo sembrerebbe avvalorato da
analisi eseguite negli anni ’60 che hanno rilevato come il substrato roccioso
si trovi a quote differenti proprio in prossimità della scarpata e formi una
dorsale che rappresentava il limite occidentale di tutto l’ambiente lacustre che
si estendeva fino a Firenze e dove scorre adesso la Brana; a Ovest della
dorsale invece si trovano sedimenti più grossolani di ambiente fluviale e di
pertinenza dell’Ombrone.
La prima ipotesi prevede che l'Ombrone un tempo scorresse dove adesso vi è la Brana, attraversando la depressione del Lago di Scornio |
La seconda ipotesi prevede una faglia. In rosso è evidenziata la dorsale che divide il mondo fluviale dell'Ombrone dal mondo lacustre della piana. |
Questa separazione si fisica che in termini di origine
mineralogica dei sedimenti (principalmente Arenaria Macigno nei sedimenti
fluviali dell’Ombrone, marne e calcari Alberese per i sedimenti lacustri) ha
profondamente influenzato anche lo sviluppo della città nel corso dei secoli.
Sezione stratigrafica dove si ricostrisce la presenza della dorsale calcarea sepolta. |
Il primo insediamento di origine romana (doveva essercene
anche uno etrusco, ipotizzato grazie al ritrovamento di alcuni cippi funerari
nelle fondamenta del Palazzo de’ Vescovi
ma non è mai stato individuato) si trovava nella parte più alta (il
punto più elevato si trova infatti in quella che è chiamata attualmente
Piazzetta Romana) della conoide alluvionale e protetta dalle acque che allora
ricoprivano la zona orientale dell’abitato attuale. Venne costruita la prima
cerchia di mura che fu circondata da fossati le cui acque provenivano dall’Ombrone
(l’attuale Ombroncello) e sfruttavano il percorso naturale della Brana. Anche
con l’ampliamento della città in età longobarda e la costruzione della seconda
cerchia di mura, la zona orientale continuava ad essere caratterizzata da un
ambiente inospitale, tanto che vi sono ancora toponimi come San Bartolomeo in
Pantano, Via di Nemoreto, la stessa Porta Guidi veniva chiamata Porta “al
Pantano” e altri che rimandano a “piscina” o “palude” indicano come l’acqua
fosse sempre presente in quelle zone.
I percorsi delle tre cerchie di mura e delle principali gore cittadine |
Solo in età comunale si fanno gli interventi idraulici che finalmente
bonificano le zone e le riparano dalle esondazioni che spesso avvenivano a sud
della città: la Brana e la Bure sono stati deviati per confluire nell’Ombrone
molto più a Ovest, così come la Stella che proviene da Serravalle.
Pistoia e i corsi d'acqua che scorrono nel suo territorio. In tratteggio sono indicati gli antichi corsi che sono stati deviati nel tempo. |
Dopo la caduta di Pistoia in mano ai fiorentini, la seconda
cerchia ricca di torri e merletti venne abbattuta per umiliare la città e ne
venne costruita una terza che vide la Brana deviata artificialmente per seguire
il percorso della nuova cinta muraria e la chiusura dell’antico corso in quella
che oggi è chiamata Gora di Scornio; anche gli altri corsi d’acqua sono tuttora
esistenti anche se chiusi sotto la pavimentazione stradale e sono utilizzati come
impianto fognario del nucleo più antico.
Pistoia ha quindi un passato legato alle acque che prima la
circondavano per buona parte e successivamente l’hanno attraversata (tuttora la
attraversano) per mezzo dei fossi e delle molte gore tuttora visibili e documentate (famosi anche i numerosi mulini
che sorsero in età comunale).
La falda acquifera in città è molto superficiale e le sue oscillazioni si trovano ad interagire direttamente con le fondamenta degli edifici: ritengo che ogni intervento che agisca sull’assetto
idrogeologico del territorio sia da valutare con molta attenzione (mi riferisco alla
cassa di espansione ai Laghi Primavera e al parcheggio sotterraneo di San Bartolomeo), data anche la natura geologica del substrato su cui la città
sorge, ovvero sedimenti fluviali e lacustri che testimoniano come Pistoia debba
il proprio passato ed il proprio futuro all’acqua che da sempre scorre
sul proprio territorio.
Nessun commento:
Posta un commento