martedì 18 novembre 2014

Pistoia e l'acqua, un legame geologico

Pistoia sorge al limite occidentale della piana detta di Pistoia-Prato-Firenze, un bacino di età plio-pleistocenica legato alla tettonica di distensione che ha seguito l’evoluzione verso nordest degli Appennini, formatisi nel corso del tempo geologico dalla collisione fra le placche Africana ed Euroasiatica.



La città è suddivisa in due zone che si trovano a quote differenti, separate da una scarpata ancora visibile nonostante l’urbanizzazione; la sua origine è incerta e sono state formulate due ipotesi che però non sono state verificate: la prima individua la causa nella possibilità che l’Ombrone scorresse una volta dove adesso si trova la Brana, girando verso Est all’altezza di Capostrada rispetto al percorso attuale e quindi abbia eroso parte della conoide alluvionale creatasi in epoche più remote, dopotutto l’influenza data dall’energia del torrente Ombrone rispetto agli altri corsi d’acqua della zona è decisamente superiore; una seconda ipotesi prevede che una faglia sepolta abbia ribassato una zona rispetto all’altra e questo sembrerebbe avvalorato da analisi eseguite negli anni ’60 che hanno rilevato come il substrato roccioso si trovi a quote differenti proprio in prossimità della scarpata e formi una dorsale che rappresentava il limite occidentale di tutto l’ambiente lacustre che si estendeva fino a Firenze e dove scorre adesso la Brana; a Ovest della dorsale invece si trovano sedimenti più grossolani di ambiente fluviale e di pertinenza dell’Ombrone.

La prima ipotesi prevede che l'Ombrone un tempo scorresse dove adesso vi è la Brana, attraversando la depressione del Lago di Scornio

La seconda ipotesi prevede una faglia. In rosso è evidenziata la dorsale che divide il mondo fluviale dell'Ombrone dal mondo lacustre della piana.


Questa separazione si fisica che in termini di origine mineralogica dei sedimenti (principalmente Arenaria Macigno nei sedimenti fluviali dell’Ombrone, marne e calcari Alberese per i sedimenti lacustri) ha profondamente influenzato anche lo sviluppo della città nel corso dei secoli.

Sezione stratigrafica dove si ricostrisce la presenza della dorsale calcarea sepolta.


Il primo insediamento di origine romana (doveva essercene anche uno etrusco, ipotizzato grazie al ritrovamento di alcuni cippi funerari nelle fondamenta del Palazzo de’ Vescovi  ma non è mai stato individuato) si trovava nella parte più alta (il punto più elevato si trova infatti in quella che è chiamata attualmente Piazzetta Romana) della conoide alluvionale e protetta dalle acque che allora ricoprivano la zona orientale dell’abitato attuale. Venne costruita la prima cerchia di mura che fu circondata da fossati le cui acque provenivano dall’Ombrone (l’attuale Ombroncello) e sfruttavano il percorso naturale della Brana. Anche con l’ampliamento della città in età longobarda e la costruzione della seconda cerchia di mura, la zona orientale continuava ad essere caratterizzata da un ambiente inospitale, tanto che vi sono ancora toponimi come San Bartolomeo in Pantano, Via di Nemoreto, la stessa Porta Guidi veniva chiamata Porta “al Pantano” e altri che rimandano a “piscina” o “palude” indicano come l’acqua fosse sempre presente in quelle zone.

I percorsi delle tre cerchie di mura e delle principali gore cittadine

Solo in età comunale si fanno gli interventi idraulici che finalmente bonificano le zone e le riparano dalle esondazioni che spesso avvenivano a sud della città: la Brana e la Bure sono stati deviati per confluire nell’Ombrone molto più a Ovest, così come la Stella che proviene da Serravalle.

Pistoia e i corsi d'acqua che scorrono nel suo territorio. In tratteggio sono indicati gli antichi corsi che sono stati deviati nel tempo.

Dopo la caduta di Pistoia in mano ai fiorentini, la seconda cerchia ricca di torri e merletti venne abbattuta per umiliare la città e ne venne costruita una terza che vide la Brana deviata artificialmente per seguire il percorso della nuova cinta muraria e la chiusura dell’antico corso in quella che oggi è chiamata Gora di Scornio; anche gli altri corsi d’acqua sono tuttora esistenti anche se chiusi sotto la pavimentazione stradale e sono utilizzati come impianto fognario del nucleo più antico.


Pistoia ha quindi un passato legato alle acque che prima la circondavano per buona parte e successivamente l’hanno attraversata (tuttora la attraversano) per mezzo dei fossi e delle molte gore tuttora visibili e documentate (famosi anche i numerosi mulini che sorsero in età comunale).

La falda acquifera in città è molto superficiale e le sue oscillazioni si trovano ad interagire direttamente con le fondamenta degli edifici: ritengo che ogni intervento che agisca sull’assetto idrogeologico del territorio sia da valutare con molta attenzione (mi riferisco alla cassa di espansione ai Laghi Primavera e al parcheggio sotterraneo di San Bartolomeo), data anche la natura geologica del substrato su cui la città sorge, ovvero sedimenti fluviali e lacustri che testimoniano come Pistoia debba il proprio passato ed il proprio futuro all’acqua che da sempre scorre sul proprio territorio.

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