domenica 10 settembre 2017

Alluvione a Livorno, riflessione sulla prevenzione

Nella notte fra il 9 e 10 settembre 2017, una intensa attività temporalesca ha interessato le regioni tirreniche. La mattina seguente, la città di Livorno è risultata gravemente colpita e con 8 morti.

L’impulso di scrivere un post sull’argomento mi è arrivato da alcuni particolari di questa vicenda: molte delle vittime si trovavano in seminterrati o scantinati, quando, anche a causa di una tombatura non adeguata, un corso d’acqua è esondato, riversandosi nelle strade della zona sud della città.

Foto tratta dal quotidiano Il Tirreno-Livorno

Ma partiamo da due dati oggettivi:

In 3 ore sono caduti localmente fino a 250 mm di pioggia, un valore che supera le stime per eventi con tempo di ritorno di 500 anni.

La Regione Toscana, nella giornata del 9 settembre, ha diramato una allerta meteo di alto rischio (arancione) per 24 ore, a partire dalle 00:00 del 10 settembre.

Vediamo quindi di capire cosa questo significa e, successivamente, cosa è successo. 

Idrogramma che mostra molto bene l'intensità di pioggia in così poche ore.
Immagine tratta dal sito sir.toscana.it
Il Servizio Idrologico Regionale fornisce quelle che sono le linee segnalatrici, ovvero i valori massimi di pioggia attesa per un tempo X di ore, per eventi che capitano ogni Y anni. Valori comparabili con quanto accaduto a Livorno non se ne trovano. Il massimo valore stimato per una pioggia di 3 ore con un tempo di ritorno di 500 anni è di circa 160 mm, quindi molto inferioreQuesta però non deve essere una attenuante, poiché quanto è successo ha delle concause che sono di una certa gravità da mettere in evidenza.

Immagine tratta dal sito sir.toscana.it

Il sistema di allerta regionale (da poco uniformato a livello nazionale) si basa su tre livelli, caratterizzati da un colore che può essere giallo, arancione o rosso. Dal portale della Regione Toscana si può leggere a cosa serva questo sistema di allertamento e come funziona:

  • segnalare preventivamente la possibilità di verificarsi di eventi meteo potenzialmente pericolosi;
  • attivare presso i soggetti istituzionali e le altre strutture operative la verifica della capacità di intervento in caso di necessità
  • mettere in atto alcune misure di protezione preventive nei casi in cui queste siano possibili, come previsto nei piani di protezione civile.
La comunicazione dell'allerta è indirizzata anche ai cittadini, perché prestino attenzione ai possibili rischi connessi ai fenomeni meteo e affinché adottino comportamenti corretti durante gli eventi.

L'auto-protezione è infatti lo strumento più efficace per garantire la propria sicurezza, soprattutto in caso di eventi repentini.




  • per livello di criticità con codice GIALLO
    le strutture competenti a livello locale vengono avvisate per via telematica in modo che possano da verificare che siano pronte attivarsi in caso di necessità e che possano seguire l'evoluzione durante il manifestarsi degli eventi. In generale il codice giallo è relativo ad eventi potenzialmente pericolosi ma circoscritti, per cui è difficile prevedere con anticipo dove e quando si manifesteranno. A livello regionale viene attivata una fase di "vigilanza" particolare relativa all'evoluzione dei fenomeni meteo.
  • per livello di criticità con codice ARANCIONE o  ROSSO
    il Bollettino assume valenza di "Avviso di Criticità": viene adottato dal Sistema Regionale di Protezione Civile come "Stato di Allerta Regionale", diramato a tutti i soggetti che fanno parte del sistema di protezione civile regionale: Province, Comuni, Prefetture, strutture operative, volontariato, gestori dei servizi e della viabilità al fine di rendere questi soggetti pronti a fronteggiare l'evento ed adottare misure di preparazione e prevenzione se possibili, eventualmente diversificate per i due livelli in base alle proprie procedure operative.

    Dell'emissione dello stato di allerta è data massima diffusione anche tramite comunicati stampa, diramati attraverso i diversi canali possibili (tv, radio, web, social networks). 
Nogarin, il Sindaco di Livorno, ha accusato il servizio di allerta meteo di aver lanciato un allarme soltanto arancione e non rosso, che avrebbe permesso di attivare ulteriori procedure di sicurezza. Da come sono riportati sul portale regionale, è evidente come i due livelli di allerta siano considerati insieme e in entrambi i casi tutti i soggetti interessati (Province, Comuni, Prefetture, strutture operative, volontariato, gestori dei servizi e della viabilità) devono essere pronti a intervenirePersonalmente, questo sembra uno scaricabarile poiché quando viene diramata un’allerta arancione, il territorio deve essere monitorato continuamente e, secondo l’evolversi della situazione, devono essere prese le opportune decisioni ed informata costantemente la popolazione. Cosa che non è stata fatta. Inoltre, visto che il Sindaco ha fatto leva sulla drammatica presenza di vittime , domandiamoci perché quelle persone si trovavano nel luogo meno indicato in caso di allerta idrogeologica e perché si è creata questa situazione, visto che la differenza di colore dell’allerta ha inciso poco o niente.


Per questo, riprendo l’analisi davvero ben fatta da Massimo della Schiavasulla pagina Facebook di Geologi.it:

Il principale indiziato è il Rio Maggiore, la cui esondazione ha causato alcune delle vittime che, purtroppo è triste dirlo a posteriori, potevano salvarsi.

La Villa Liberty, dove si è consumata la tragedia, si trova in area a pericolosità idraulica elevata, in adiacenza del tratto tombato del Rio Maggiore: corso d’acqua che misura una lunghezza complessiva pari a 9.5 Km, all’interno di un bacino idrografico stretto e lungo, con un sensibile sviluppo longitudinale, con onde di piena che si manifestano con una forma allungata e picchi di massima piena poco pronunciati.

Aree di pericolosità idraulica del Rio Maggiore.
Foto tratta dalla pagina Facebook di Geologi.it

Dagli anni ’20 agli anni ’60, a causa dell’urbanizzazione intervenuta nella zona e per esigenze sanitarie, dal Cimitero della Misericordia fino alla foce, il tratto terminale dell'asta è stato, per una lunghezza di circa 1 Km, sostituito da un collettore.

Il Rio Maggiore è stato oggetto di uno Studio idrologico-idraulico predisposto dal Prof. Stefano Pagliara su incarico dell’Amministrazione comunale di Livorno dove sono state
1.Realizzate le cartografie recanti l’inviluppo delle altezze d’acqua di esondazione per Tr ( 20, 30, 200 e 500 anni);
2.individuate le opere necessarie per la messa in sicurezza definitiva del corso d’acqua (come da normativa secondo la piena con Tr 200 anni):
in primo luogo le casse d’espansione che, secondo le verifiche volumetriche ed ingegneristiche eseguite, permettono di ricreare le condizioni di generale messa in sicurezza idraulica del Rio Maggiore, non soltanto in chiave del “Nuovo Centro”, ma soprattutto per le reali condizioni di insicurezza che si riscontrano sul punto di tombamento.
altri interventi strutturali quali ricalibrature di argini, di ponti, della sezione d’alveo in alcuni tratti ecc..

Sulla base delle risultanze Studio effettuato sul Rio Maggiore (nel Progetto preliminare delle opere idrauliche per la sistemazione del Rio Maggiore” ed approvato con parere favorevole dal Comitato di Bacino di rilievo regionale Toscana Costa con prot. n.371 del 29 luglio 2009 http://www.comune.livorno.it/…/uploa…/2009_05_4_12_19_04.pdf ), la messa in sicurezza idraulica del corso d’acqua è affidata alla realizzazione di n. 4 casse d’espansione individuate come ASIP (Aree Strategiche per Interventi di Prevenzione) i cui lavori sono, allo stato attuale, terminati e l’opera collaudata dall’Ente preposto.

La Villa dove ci sono state vittime, che dovrebbe essere stata realizzata degli anni ’20, si trova in un basso morfologico all’altezza del vecchio alveo del Rio Maggiore, mentre Viale Nazario Sauro e via Rodocanacci sono ad una quota di 3-4m maggiore e corrispondente probabilmente ad un vecchio terrazzo alluvionale.

Foto con evidenziate le casse di espansione, tombatura e percorso del Rio Maggiore.
Foto tratta dalla pagina Facebook di Geologi.it

Durante la notte dell’evento temporalesco, le casse di espansione del Rio Maggiore sono entrate in funzione ed hanno evidenziato la loro efficacia, facendo diminuire la portata in entrata al punto di tombamento e limitando i danni nella zona.

La domanda principale rimane quindi come l’acqua abbia fatto ad arrivare alla Villa Liberty e così improvvisamente, senza lasciare scampo alle vittime, visti i limitati danni e la limitata estensione dell’esondazione.

Dopo aver sentito una persona che abitava proprio li alla villa, si è saputo che il collettore aveva un portellone di entrata per la manutenzione e la pulizia, una apertura che permetteva l’ingresso anche ad un piccolo escavatore. Quello che si è subito pensato è che la conduttura sia entrata in pressione o per la portata in ingresso o per una parziale ostruzione e che quindi il portellone (una debolezza strutturale del collettore) non ha retto la spinta dell’acqua e che quindi sia “saltato” facendo defluire nel resede della villa l’acqua del Rio Maggiore con una intensità tale da salire rapidamente senza lasciare scampo agli abitanti del piano terreno. Dalla testimonianza sembra anche che questo fatto sia già accaduto in passato, circa 37 anni fa. Da un sopralluogo il portellone risulta però integro… Ci saranno comunque delle indagini per chiarire la questione.

Se le vittime avessero saputo del rischio che stavano correndo, probabilmente sarebbero salite al piano superiore per stare al sicuro. Per questo sono due gli aspetti da affrontare: infondere alle persone non esperte una coscienza geologica in grado di renderle consapevoli di un rischio in modo autonomo; come propone il prof. Nicola Casagli dell’Università di Firenze e riportato nel post di Massimo Della Schiava, che il sistema di allerta giunga alle persone direttamente dal servizio regionale, mettendole allo stesso pari dei soggetti che si devono attivare, eliminando un passaggio intermedio che come si è visto è stato fatale.

Un altro punto su cui riflettere è su come e dove si costruisce. Lo dicono in tanti (anche Nicola Casagli) e lo dico anche io da tempo, i toponimi delle località non sono dati a caso: se un luogo si chiama Stagno, sarà bene andare a vedere come mai e qual è la storia del luogo, per progettare meglio le infrastrutture che si intende costruirvi o magari evitarlo proprio (scelta consigliata, dico io).

Infine non può essere evitato l’ennesimo riferimento alla manutenzione, la gestione dei corsi d’acqua e con esse il ringiovanimento delle opere vecchie, visti anche i continui aggiornamenti normativi… 

Si ringrazia Massimo della Schiava per il permesso a pubblicare parte di un suo post.


Per tornare a Nogarin, nel 2014 promuoveva la mitigazione del rischio idrogeologico con una serie di interventi: sarebbe interessante capire cosa sia stato fatto; se e dove si è operato ci sia stato effettivamente beneficio proprio alla prova di questo evento eccezionale oppure anche stavolta, come molte altre, alle parole non sono seguiti i fatti.

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