mercoledì 5 luglio 2017

Crisi idrica 2017, i geologi propongono misure strutturali

Quando si dice che al peggio non vi è mai fine.

Come se la crisi idrica non fosse già abbastanza, ecco che il TG1 del 2 luglio, invece di intervistare gli esperti del sottosuolo (i geologi, appunto), sfornano un servizio con protagonista un rabdomante.
Lungi da me avviare qui l'ennesima diatriba fra le due categorie su chi è più efficace a trovare l'acqua; credo però che snobbare i professionisti più interessati dalla problematica idrica sia un grave, gravissimo errore.

Foto tratta da Pixbay
Così che la SIGEA, la Società Italiana di Geologia Ambientale, ha ritenuto opportuno scrivere una lettera alle massime autorità dello Stato. Sono parole che devono far riflettere e mettere mano a una situazione che nei prossimi anni potrebbe ulteriormente peggiorare.


La SIGEA ritiene prioritario che il nostro Paese nel prossimo futuro debba agire nelle azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici previsti anche dalla Strategia Nazionale di Adattamento al Clima (SNAC) quali:

  • recupero acque reflue depurate per uso irriguo e industriale;
  • compatibilità degli impianti agricoli e zootecnici con le disponibilità idriche;
  • uso in agricoltura di sistemi d’irrigazione innovativi volti al risparmio idrico;
  • ricerca applicata alla desalinizzazione delle acque, meglio salmastra che salate;
  • studio delle sorgenti costiere al fine della loro captazione prima che le acque finiscano in mare;
  • programma di ampliamento, riparazione e sostituzione delle reti acquedottistiche a supporto degli usi umani e produttivi;
  • ricarica degli acquiferi sotterranei;
  • realizzazione di invasi di piccole dimensioni (laghetti collinari) a scopi irrigui;
  • realizzazione di invasi a scopi misti;
  • attuazione della norma sulle reti duali;
  • mappature e controllo delle utenze che usano le acque sotterranee al fine di una programmazione idrogeologica del prelievo;
  • mappature e controllo delle sorgenti al fine di una programmazione idrogeologica del loro utilizzo;
  • campagne di sensibilizzazione all’uso razionale della risorsa.



Molte di queste necessità indicate dai professionisti, non sono solo valide a livello nazionale; anche a livello locale (nel mio caso il Comune di Pistoia) sono da prendere sul serio e di spunto per avviare un confronto serio fra i vari attori sulla scena (Publiacqua, cittadini, imprenditori agricoli fra cui i vivaisti, tutti i soggetti pubblici interessati). Questo si rende necessario per affrontare un problema idrico che si fa ogni anno sempre più grave, senza che questo sia percepito come tale dalla popolazione. A Pistoia, fra l'altro, abbiamo un problema di subsidenza dato proprio dall'intenso sfruttamento delle risorse idriche sotterranee da parte delle attività agricole. Le attività vivaistiche di vasetteria, ad esempio, impiegano circa il triplo dell'acqua necessaria per le attività relative alle piante di alto fusto.






Quindi aggiungerei, al già valido spunto fornito da Sigea, anche di valutare bene quanto certe attività economiche siano una risorsa o un danno per la collettività, in termini di impatto ambientale e di qualità della vita.

Vorrei infine fare una tiratina d'orecchi riguardo la presentazione del progetto di variante al Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pistoia, presentato lo scorso martedì 4 luglio; si è avuta comunicazione dell'evento solo nel pomeriggio del giorno precedente, un po' troppo tardi per poter organizzarsi e partecipare.

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