lunedì 24 luglio 2017

Siccità 2017, focus su Pistoia a giugno

Rispetto al mese precedente, la siccità continua a rimanere un'emergenza di carattere nazionale. Nei giorni scorsi il consorzio LaMMA ha aggiornato il proprio bollettino sullo stato della siccità in Toscana e la situazione non è delle più rosee. Giugno è stato caratterizzato da precipitazioni inferiori alla media di circa -50% (nei capoluoghi), con cumulati inferiori ai 100 mm, eccetto che per le zone appenniniche. Infatti se la Toscana meridionale continua a patire l'assenza di pioggia, la vegetazione nelle nostre zone pistoiesi non mostrano ancora segni di stress, se non in Valdinievole. 

Il Lago Scaffaiolo (1775 m slm) fotografato i primi di luglio.
Si nota come la quantità di acqua si trovi al minimo.
Foto concessa dall'amico Pacchioni Tiziano

Le anomalie di temperatura colpiscono particolarmente gli ambienti più sensibili come le nostre montagne; queste sono anche le prime a subirne gli effetti (vedi foto del Lago Scaffaiolo).

Nelle anomalie di temperatura massima di giugno,
la montagna pistoiese ha subito lo scostamento più ampio rispetto alla media nella fascia appenninica.
Fonte: bollettino LaMMA di giugno 2017

L'unico evento di pioggia segnalato è del giorno 27 ed ha contribuito a innalzare i valori delle piogge efficaci nella nostra zona. Così che nella nostra città di Pistoia, caso unico in Toscana, l'indice di siccità effettiva è tornato nella norma.
L'unico evento di pioggia del 27 giugno ha fatto uscire Pistoia della siccità moderata.
Fonte: bollettino LaMMA di giugno 2017 (modificata)

Le previsioni per i prossimi mesi danno un agosto (visto che luglio ormai è passato con le stesse modalità dei mesi precedenti, ovvero ancora temperature alte e poca pioggia) con precipitazioni sopra la media e un settembre nella norma. Questo fa ben sperare. Anche se la siccità per i prossimi 3 mesi almeno, ci sarà ancora ma moderata. In ogni caso un dibattito su come debba essere affrontato il problema siccità nei prossimi anni, deve essere fatto (come è stato sollevato recentemente anche da SIGEA in una lettera alle più alte autorità dello Stato).

Fonte: bollettino LaMMA di giugno 2017

Previsione siccità a 3 mesi
Fonte: bollettino LaMMA di giugno 2017




mercoledì 5 luglio 2017

Crisi idrica 2017, i geologi propongono misure strutturali

Quando si dice che al peggio non vi è mai fine.

Come se la crisi idrica non fosse già abbastanza, ecco che il TG1 del 2 luglio, invece di intervistare gli esperti del sottosuolo (i geologi, appunto), sfornano un servizio con protagonista un rabdomante.
Lungi da me avviare qui l'ennesima diatriba fra le due categorie su chi è più efficace a trovare l'acqua; credo però che snobbare i professionisti più interessati dalla problematica idrica sia un grave, gravissimo errore.

Foto tratta da Pixbay
Così che la SIGEA, la Società Italiana di Geologia Ambientale, ha ritenuto opportuno scrivere una lettera alle massime autorità dello Stato. Sono parole che devono far riflettere e mettere mano a una situazione che nei prossimi anni potrebbe ulteriormente peggiorare.


La SIGEA ritiene prioritario che il nostro Paese nel prossimo futuro debba agire nelle azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici previsti anche dalla Strategia Nazionale di Adattamento al Clima (SNAC) quali:

  • recupero acque reflue depurate per uso irriguo e industriale;
  • compatibilità degli impianti agricoli e zootecnici con le disponibilità idriche;
  • uso in agricoltura di sistemi d’irrigazione innovativi volti al risparmio idrico;
  • ricerca applicata alla desalinizzazione delle acque, meglio salmastra che salate;
  • studio delle sorgenti costiere al fine della loro captazione prima che le acque finiscano in mare;
  • programma di ampliamento, riparazione e sostituzione delle reti acquedottistiche a supporto degli usi umani e produttivi;
  • ricarica degli acquiferi sotterranei;
  • realizzazione di invasi di piccole dimensioni (laghetti collinari) a scopi irrigui;
  • realizzazione di invasi a scopi misti;
  • attuazione della norma sulle reti duali;
  • mappature e controllo delle utenze che usano le acque sotterranee al fine di una programmazione idrogeologica del prelievo;
  • mappature e controllo delle sorgenti al fine di una programmazione idrogeologica del loro utilizzo;
  • campagne di sensibilizzazione all’uso razionale della risorsa.



Molte di queste necessità indicate dai professionisti, non sono solo valide a livello nazionale; anche a livello locale (nel mio caso il Comune di Pistoia) sono da prendere sul serio e di spunto per avviare un confronto serio fra i vari attori sulla scena (Publiacqua, cittadini, imprenditori agricoli fra cui i vivaisti, tutti i soggetti pubblici interessati). Questo si rende necessario per affrontare un problema idrico che si fa ogni anno sempre più grave, senza che questo sia percepito come tale dalla popolazione. A Pistoia, fra l'altro, abbiamo un problema di subsidenza dato proprio dall'intenso sfruttamento delle risorse idriche sotterranee da parte delle attività agricole. Le attività vivaistiche di vasetteria, ad esempio, impiegano circa il triplo dell'acqua necessaria per le attività relative alle piante di alto fusto.






Quindi aggiungerei, al già valido spunto fornito da Sigea, anche di valutare bene quanto certe attività economiche siano una risorsa o un danno per la collettività, in termini di impatto ambientale e di qualità della vita.

Vorrei infine fare una tiratina d'orecchi riguardo la presentazione del progetto di variante al Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pistoia, presentato lo scorso martedì 4 luglio; si è avuta comunicazione dell'evento solo nel pomeriggio del giorno precedente, un po' troppo tardi per poter organizzarsi e partecipare.

sabato 1 luglio 2017

L'uomo ha iniziato ad alterare il clima 11500 anni fa?

In tanti negli ultimi anni hanno iniziato a parlare di Antropocene, la nuova epoca della scala dei tempi geologici, proposta per affermare che l'attività umana è diventata ormai un "fattore geologico", capace di lasciare traccia nei sedimenti ed essere individuabile a scala mondiale.

Plastica, un segno tangibile e duraturo delle attività umane nell'ambiente.

Ho già scritto sull'Antropocene e su come quasi tutti gli addetti ai lavori siano concordi sull'evidenza dell'impatto antropico e quindi sui processi geologici; semmai il punto di discussione è quando. Chi propone l'inizio della seconda rivoluzione industriale a metà '800, chi l'era dell'energia nucleare negli anni '50, chi l'utilizzo della plastica dalla fine dell'800... C'è anche chi propone, come Ruddiman, che l'inizio dell'attività agricola del neolitico (fra 5000 e 8000 anni fa) abbia influito sul clima a livello globale.

Stavolta l'Università di Tel Aviv è andata oltre, proponendo 11500 anni fa l'inizio dei segni di impatto antropico nei sedimenti del Mar Morto.

Panorama del Mar morto.
Foto tratta da Wikipedia Commons. Foto utente Neukoln

Tutto si riassume in una anomalia geomorfologica individuata nei sedimenti di trasporto fluviale. I ricercatori si sono accorti che ad un certo punto il tasso di erosione del suolo, trasportato durante le piogge stagionali nel bacino del Mar Morto, sia triplicato rispetto a quanto ci si aspetterebbe dal regime climatico presente più di 11000 anni fa. Questo può accadere se la vegetazione (che contrasta proprio l'erosione del suolo) diminuisce sensibilmente. Se questo non è imputabile ad un evento climatico di aridità, la risposta può essere soltanto una: l'uomo.

Nello stesso periodo si ha l'inizio di quella che è stata chiamata la "rivoluzione del neolitico", con la trasformazione delle società di cacciatori-raccoglitori in agricoltori, con insediamenti stanziali. La vegetazione arborea viene eliminata per fare spazio alle coltivazioni e questo potrebbe aver causato l'aumento di erosione del suolo, individuato nel record geologico.

La vegetazione arborea, insieme al sottobosco, è fondamentale per l'evoluzione del suolo e la biosfera che ci vive. Le radici riescono a mantenere la struttura del terreno e limita l'asportazione delle particelle da parte dell'acqua di pioggia che scorre sopra di esso. La deforestazione provoca inevitabilmente la destabilizzazione di questo equilibrio in favore di una maggiore erosione; aumenta quindi la probabilità di frane, di stress per la biosfera che vede il suolo regredire nella sua evoluzione, non ultima la probabilità di alluvione da parte dei fiumi che prendono in carico una maggior quantità di trasporto solido ed aumentano di volume.

Schema di come la vegetazione influisce sulla erosione del suolo e sul ruscellamento.
Immagine tratta da Incendiboschivi.org


Negli articoli recentemente pubblicati riguardo questa notizia, si fa riferimento ad una alterazione del clima e non a caso anche io l'ho scritto nel titolo, sotto forma di domanda: L'uomo ha iniziato ad alterare il clima 11500 anni fa? In riferimento a questo articolo specifico, la mia personale risposta è NO. L'uomo in questa occasione non ha alterato il clima, ha alterato però l'ambiente locale in cui vive. E' scritto anche nell'articolo, l'accelerata erosione del suolo provocata dalla deforestazione NON è compatibile con il regime climatico del periodo. Non si tratta quindi di clima alterato ma di ambiente alterato. Questo però non mette in discussione come questa sia la più antica evidenza di impatto antropico. O meglio, di dissesto idrogeologico.

Per quanto riguarda l'associazione di questo evento ad una probabile data per l'inizio del discusso Antropocene ed il cambiamento climatico, credo ci sia bisogno di un piccolo approfondimento che affronterò prossimamente.