lunedì 28 luglio 2014

Anomalia climatica? Tenete d'occhio la North Atlantic Oscillation

Quando si parla di anomalia climatica, quando assistiamo a stagioni dove il tempo atmosferico non rispetta le caratteristiche che tradizionalmente gli sono attribuite, in molti pensano subito al fenomeno di El Niño ma in pochi sanno che quest'ultimo non influenza direttamente il nostro clima (perché è un fenomeno del Pacifico meridionale) ma ha un ruolo indiretto in quella che viene chiamata North Atlantic Oscillation (abbreviato NAO), un indice usato dai meteorologi per mettere a punto le previsioni del tempo atmosferico.

In sostanza il NAO Index rappresenta la differenza di pressione fra i due centri di circolazione atmosferica più importanti presenti nel Nord Atlantico: L'Anticiclone delle Azzorre e la Depressione Islandese. Il primo è ben conosciuto perché è il fattore di influenza principale delle nostre stagioni sia invernali che estive; la seconda meno poiché non influenza direttamente il clima del Mediterraneo anche se, come vedremo, ha un ruolo tutt'altro che marginale.

Essendo l'Anticiclone delle Azzorre un centro di alta pressione e la Depressione Islandese invece di bassa pressione, quando la loro intensità è al massimo lo è anche la loro differenza e il NAO Index viene detto positivo; al contrario, quando i due centri sono deboli ho la minima differenza e quindi l'indice diventa negativo. Questo influenza le correnti atlantiche che dalle coste del Nord America si dirigono verso l'Europa e che sono le principali fonti di perturbazioni. 


NAO Index Positivo

Le correnti atlantiche vengono deviate verso Nord da questa differenza di pressione molto importante, lasciando all'asciutto il Mediterraneo e scaricando la pioggia accumulata durante il tragitto nelle regioni settentrionali dell'Europa.


NAO Index Negativo

Quando invece la differenza di pressione è limitata, le correnti atlantiche seguono una rotta più meridionale e portano piogge nel Mediterraneo, mentre nel Nord Europa riescono ad arrivare le correnti artiche, più fresche e secche, che rendono il clima più arido.




I venti prevalenti e la loro influenza


Schema dei venti prevalenti.
"Earth Global Circulation - en" di Kaidor su Wikimedia.org


La forza o la debolezza dei due centri di circolazione atmosferica principali dell'oceano atlantico settentrionale è dettato dalla intensità degli alisei: sono i venti prevalenti che percorrono verso Ovest la superficie terrestre alle basse latitudini (fra l'equatore e i 30° Nord o 30° Sud, secondo l'emisfero): quando gli alisei sono deboli, il NAO Index è negativo, quando sono forti, è positivo. Per inciso, sono i venti che garantirono a Cristoforo Colombo il raggiungimento delle Americhe nel 1492, partendo dalle Isole Canarie (e qui potrebbero anche starci due paroline sulla effettiva "casualità" con cui Colombo scoprì il Nuovo Continente). 

Alle medie latitudini invece (Fra i 30° e i 60° Nord o Sud, secondo l'emisfero) abbiamo i venti occidentali, che dirigendosi verso Est sono gli artefici principali delle migliori condizioni climatiche per la coltivazione della vite (e quindi produzione del vino come le coste tirreniche dell'Italia e le coste occidentali del Sudafrica, Australia ma anche Cile e California, per esempio...). 

Al confine fra i due venti prevalenti (30° di latitudine) si formano le correnti a getto, dei "corridoi" che si trovano poco sotto la tropopausa (variabile fra gli 8 e i 12 km) dove i venti si muovono ad alta velocità verso Est (sono stati misurate velocità anche a 400 km/h) e che influenzano la direzione delle ormai famose perturbazioni atlantiche.

Esistono anche delle correnti a getto intorno ai 60° di latitudine e interessano il limite fra i venti occidentali e le correnti artiche: anche in questo caso, l'intensità di queste fanno sì che possiamo avere freddo e gelo nelle regioni settentrionali sia del Nord America che europee.


Qui sopra un video che mostra come si muovono le correnti a getto in atmosfera.

Per chi volesse dare un'occhiata e saperne di più sulla North Atlantic Oscillation può visitare il sito del NOAA, l'osservatorio statunitense per l'atmosfera e gli oceani.

Il NAO Index di questi ultimi mesi: come si vede la tendenza è stata quasi sempre negativa.
Questo ha prodotto una primavera e un inizio estate molto piovosi in questo 2014

sabato 26 luglio 2014

Stromboli Diary - Capitolo 2


Il mare, trasparente e cristallino come il più puro degli zaffiri, si trasforma avvicinandosi a Stromboli: l'acqua si fa più scura, sembra addensarsi e diventare opaca, assumendo il colore del blu oltremare ricavato dai minerali con inclusioni di zolfo, l'elemento del fuoco che arde dentro il ventre dell'isola.
Il fondale ricoperto delle lave eruttate dal vulcano rende l'acqua innaturale come se navigassi in un mare di vernice, tanto è scuro da assorbire i raggi del sole e annullarne i riflessi...
Comunque questo non mi distrae dall'ammirare le case bianchissime che si accalcano lungo la costa e che risaltano fra il nero delle spiagge e il verde della vegetazione che le circonda.



Lascio la barca ormeggiata al piccolo porto e dopo essermi caricato dei bagagli, inizio a incamminarmi fra le piccole strade del paese che rapidamente si srotolano come nastri grigi fra i primi dislivelli dell'isola, ingraziosite da molti fiori colorati in piccole aiuole e che si affacciano dai muretti dei giardini, che contagiano l'aria dei profumi del gelsomino e di mille altre fragranze.

La mia meta però si trova oltre il paese, dove il sentiero scappa dietro la Chiesa di San Vincenzo e si lancia dritta verso l'interno, prima di inerpicarsi fra la fitta vegetazione.



Il sole è appena sceso dietro il vulcano e allenta la morsa di caldo che in questi primi giorni di estate mi ha messo a dura prova; risalendo il sentiero che porta i turisti ad ammirare le eruzioni, un diverticolo poco battuto parte sulla sinistra, semicoperto dalle sterpaglie. Il suolo è morbido, fine, incoerente, tanto che i miei passi riescono ad alzare una nuvola di polvere che ostacola la respirazione. I passi si fanno corti, un piede avanza sull'altro di pochi centimetri per risparmiare energia, lo zaino da escursione sulle spalle e un altro più piccolo davanti si fanno sentire in questa salita e nemmeno un filo di vento per asciugare il sudore, l'unico rumore che riesco a sentire è quello del mio respiro.... Anzi no, nell'aria si espande un rombo grave, profondo e ovattato: il vulcano mi ha ricordato ancora che è lui a guidare la vita di chi abita ai suoi piedi.


Ed eccomi di fronte alla mia tappa a circa duecento metri di altitudine. Il bianco spunta come una macchia nella fitta vegetazione, da vedere e goderselo come un miraggio nel deserto; con uno scricchiolio degno dei più classici film horror apro il cancelletto d'ingresso dell'Osservatorio e scarico immediatamente tutto il mio carico sul pavimento a cemento vivo della terrazza esterna, ancora rovente dal sole che l'ha illuminata dall'alba fino a pochi minuti prima. 

Mi volgo verso est e chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo e tutti gli odori della macchia mediterranea risalgono fino al cuore; infine un ultimo sguardo all'orizzonte e posso dire di essere felice.


sabato 19 luglio 2014

Marte, trovato un suolo che poteva ospitare la vita come sulla Terra.

Su Marte poteva esserci un ambiente molto più caldo e molto più umido rispetto alla landa desolata che possiamo osservare oggi attraverso le immagini del rover Curiosity. In uno strato profondo di terreno, affiorato in seguito al cratere formatosi durante un impatto meteoritico e datato a 3,7 miliardi di anni fa, un geologo dell'Università dell'Oregon ha dichiarato che le strutture visibili dalle immagini, unite alle analisi chimiche, permettono di ipotizzare che in un tempo antecedente all'impatto potesse esistere un'attività biotica.

Il suolo di Marte dove è stata rintracciata attività biotica

I primi indizi arrivano proprio dalle immagini che mettono in luce un suolo caratterizzato da molti fori sotto una superficie incrostata e da una concentrazione da solfati che suggerisce un ambiente molto caldo; sulla Terra abbiamo delle corrispondenze con i suoli del Deserto di Atacama in Cile e in alcune valli aride e scoperte dai ghiacci in Antartide... Le analisi chimiche hanno infine dimostrato che il terreno ha subito una alterazione con la formazione di argille (è l'ultimo stadio di alterazione di una roccia) proprio come accade sul nostro pianeta e un decadimento della quantità di fosforo tipica dell'attività microbica terrestre.

Panorama del Deserto di Atacama, ecco come poteva apparire Marte quasi 4 miliardi di anni fa.
"Salar de Atacama" di Francesco Mocellin - Opera propria.
Quindi, pensando logicamente che il suolo trovato ed analizzato sia più antico dei 3,7 miliardi di anni del cratere che lo ha portato alla luce, possiamo supporre che Marte abbia avuto un periodo "felice" in cui l'acqua abbondava (vedi le foto di Curiosity che dimostrano attività di fiumi ed erosione di montagne) e i microorganismi pure, mentre sulla Terra invece ancora non ve ne era traccia: abbiamo dovuto aspettare fino a circa 3,5 miliardi di anni fa (e molti sono quelli che pensano che la vita sul nostro pianeta sia arrivata da Marte tramite i meteoriti!).

Ecco come poteva apparire Marte:


Aggiungo ad agosto 2014 questo bellissimo video fatto in onore di Curiosity!



mercoledì 2 luglio 2014

GeoTrip #4/2 - Vulcano, la fucina di Efesto

Dopo la prima parte sul GeoTrip a Stromboli e la sua storia geologica, mi voglio soffermare su un'altra isola dell'arcipelago delle Eolie, Vulcano. Prende il nome dalla versione latina di Efesto, il dio del fuoco e della metallurgia; su questa isola i Greci vi trovarono i segni di una delle sue fucine dove forgiava manufatti famosi per la loro perfezione; nel V secolo avanti Cristo, Vulcano veniva descritta come "fumante di giorno e fiammeggiante di notte".

Come detto per Stromboli anche Vulcano (assieme a Lipari e le altre isole minori) fa parte di un arco vulcanico legato alla subduzione della crosta oceanica del Mar Ionio sotto la Calabria e il Mar Tirreno il quale, da una ventina di milioni di anni a questa parte, si sta distendendo verso sudest.

Schema tettonico della crosta oceanica ionica che subduce nel mantello terrestre,
proprio in corrispondenza delle isole Eolie.

A differenza di Stromboli, non c'è attività eruttiva in corso ma sul cratere è possibile osservare le fumarole, aperture nel terreno caratterizzate da una deposizione di color giallo dovuto allo zolfo, dove escono con temperature di diverse centinaia di gradi Celsius gas acidi quali acido solforico, anidride carbonica e monossido di carbonio per i quali sconsiglio di starci troppo a contatto e magari attraversarli come fanno molti turisti, esiste il rischio concreto di poter avere un malore, specialmente chi soffre di asma. 

Particolare di fumarola. Il colore giallo è dovuto alla deposizione di Zolfo.

Particolare di una bomba scagliata durante una eruzione con la cosiddetta fratturazione "a crosta di pane",
dovuta dalla differente velocità di raffreddamento fra la superficie e l'interno.

Seguendo il sentiero che parte dalla SP 178 e che porta fin sull'orlo del cratere girandovi attorno, è possibile ammirare il paesaggio che solo queste isole sanno offrire: la vista delle isole vicine come Salina, Filicudi, Lipari e più in lontananza Panarea e Stromboli, ripagano di una salita affrontata sotto il sole, su un terreno sciolto con pendenze molto ripide e se volgete lo sguardo verso sud, potrete scorgere l'Etna all'orizzonte.

Le isole Eolie (in lontananza Panarea e Strombli) viste dalla sommità del cratere di Vulcano


L'Etna all'orizzonte, visto dal lato sud del cratere di Vulcano.

L'attività delle fumarole si vede anche in mare: in una delle due spiagge che fanno parte dell'istmo che collega Vulcano a Vulcanello e chiamata appunto Spiaggia delle Fumarole (l'altra è detta delle Spiagge Nere e personalmente è più bella), è possibile ammirare i gas che escono dal fondo del mare e fanno gorgogliare l'acqua ma con temperature molto più basse: anche qui è pericoloso avvicinarsi soprattutto se si hanno difficoltà respiratorie, l'anidride carbonica è inodore, incolore ed è più pesante dell'aria e tende a rimanere sopra la superficie del mare, potreste essere colti da uno svenimento, quindi finire sott'acqua e rischiare più del dovuto! Inoltre i gas sono acidi e attaccano tutti gli oggetti metallici che potremmo indossare che non siano d'oro, sciupandoli. Toglierseli prima di entrare in acqua, quindi.

Effetto dei gas vulcanici che risalgono in mare.



Il Castello dell'inglese

Curiosa è la storia di James Stevenson che su Vulcano aveva aperto un'attività di estrazione dello zolfo alla fine dell'800. Pochi anni più tardi, un'eruzione di cui esistono testimonianze fotografiche, fece scappare a gambe levate il titolare e tutti gli addetti lasciando l'azienda da un momento all'altro e senza farvi più ritorno. La casa di Stevenson, chiamata adesso Castello dell'inglese, è l'abitazione più vecchia dell'isola.


Un appunto per chi fosse tentato da voler fare un bagno nella pozza dei fanghi che si trova vicino al porto: nonostante la passino come un'attività curativa e a pagamento, nutro qualche dubbio sulla effettiva salubrità di una ex vasca di decantazione di una miniera. Non essendoci però studi in merito, ognuno faccia tranquillamente la propria scelta consapevole.



Storia geologica di Vulcano

Il vulcano principale si trova a un'altitudine di circa 400 m, con il cratere che arriva fino quasi a 600 m, escludendo altri 1000 m che si trovano sotto il livello del mare.

Vulcano nasce geologicamente poco più di 100 mila anni fa, inizialmente con lave di tipo hawaiiano per poi diventare un vulcano con eruzioni ben più consistenti. Vengono riconosciuti diversi "periodi" di attività, alternati da fasi di quiescenza come in questo ma ad 80-100, 15-14, 8 e 5 mila anni fa, una serie di eruzioni con formazione e collassi di caldere hanno dato la conformazione attuale al vulcano.

Nel 183 d.C. secondo fonti storiche, si sarebbe formato quello che viane chiamato Vulcanello, una piccola isola a nordest del vulcano principale e collegato ad esso tramite un istmo.

L'ultimo momento di crisi di Vulcano è terminata nel 1995 quando le temperature delle fumarole aumentarono vertiginosamente, facendo temere il peggio per gli abitanti.

Rimangono molto singolari le descrizioni che ci ha lasciato Giuseppe Mercalli sulle eruzioni di Vulcano che comunque rappresentano una testimonianza diretta e una cronologia delle eruzioni di epoca storica.