martedì 18 febbraio 2014

Alluvioni: il vivaismo sotto accusa, quali sono i problemi geologici?

Questo inizio 2014 è stato caratterizzato da piogge intense (oltre tre volte la media stagionale) ed anomalie climatiche che hanno reso questo inverno il terzo più caldo degli ultimi due secoli. Nella zona dove abito, Pistoia, la piana a sudest della città ha dovuto affrontare per tre volte in un mese l'esondazione dei torrenti e dei fossi minori; passata l'emergenza, è arrivato il momento delle polemiche fra abitanti e vivaisti, messi sul banco degli imputati con le loro attività che, a detta degli accusatori, impediscono il corretto drenaggio dell'acqua nel terreno a discapito del livello delle acque dei corsi d'acqua. Dalla loro, i vivaisti affermano che gli allagamenti avvengono anche dove non ci sono vivai e danno la colpa alla scarsa manutenzione degli argini e ai pochi fondi a disposizione per eseguire dei lavori straordinari di messa in sicurezza.

Quello che posso dire dal punto di vista geologico è che in effetti la piana di Pistoia ha delle criticità che non favoriscono certo il drenaggio di abbondanti piogge e i vivai sono solo una parte del problema. Innanzitutto vorrei però farvi vedere un video che ho girato a marzo 2013:





Questo è un video girato nel 2013 ma purtroppo, ormai è buono per tutti gli anni: si vede chiaramente come il corso del Calice (qui siamo ad Agliana, sul confine fra le province di Pistoia e Prato) si trovi a un livello più alto di quello del terreno e come tutto intorno ci siano abitazioni. L'acqua scorre in uno spazio che non è il suo, costretto fra argini artificiali costruiti per bonificare i terreni paludosi e aumentare lo spazio disponibile per le coltivazioni, adesso occupato anche dalle costruzioni. 

Questo è un problema che parte da lontano, fin dagli antichi romani che in questa pianura fra Pistoia e Firenze (la mitica e impalpabile area metropolitana) iniziarono la bonifica e la centuriazione, ovvero la suddivisione dei terreni in spazi rettangolari, suddivisi da fossi e canali. Da allora, i corsi d'acqua hanno seguito i limiti agricoli in tutte le modifiche eseguite anche nel medioevo (gli affluenti dell'Ombrone Pistoiese come la Brana, la Bure, la Stella, furono deviati per inserirsi molto più a valle, proprio per evitare le alluvioni nella pianura appena fuori la città) e per rendersene conto basta un semplice sguardo con Google Earth o Maps.

Questo ha posto un limite alle portate dei torrenti e dei fiumi, che se nel medioevo potevano essere sufficienti (anche se le esondazioni avvenivano comunque ma con frequenza minore), adesso cominciano a mostrare il limite. Cosa è cambiato da allora?

Due cose fondamentalmente: il consumo di suolo e il cambiamento climatico.

Il consumo di suolo non è solo cementificazione, che a Pistoia c'è sicuramente stata ma non a livelli allarmistici come ad esempio a Prato, dove il boom economico del tessile sostituì i campi coltivati con ettari ed ettari di fabbriche; i vivai (eccoci al punto cruciale) si sono espansi notevolmente come superficie ed anche il loro mercato si è trasformato. Basta dare un'occhiata sotto il verde delle foglie (quando c'è) per vedere ettari ed ettari di terreno brullo, senza un filo d'erba e quindi senza vegetazione che trattenga e consumi l'acqua del terreno per la crescita; negli ultimi anni la vasetteria ha occupato un posto rilevante nel settore vivaistico e le cose sono peggiorate, visto che in questo caso il terreno non è nemmeno visibile a causa di teli impermeabili e ghiaia che fanno da base per poter "parcheggiare" le piante come un grande magazzino all'aperto. Le acque che ruscellano sopra la superficie vengono però raccolte in apposite vasche all'aperto e tutto dovrebbe essere sotto controllo, fino a quando queste non sono piene; in caso di precipitazioni eccezionali come quelle a cui assistiamo in questo periodo, nemmeno queste vasche bastano, quindi sono sottodimensionate alle condizioni meteorologiche attuali ma ingrandirle vuol dire sottrarre spazio per le piante...

I terreni a vivaio sono terreni brulli, senza vegetazione che può assorbire l'acqua del sottosuolo.

I terreni destinati alla vasetteria vengono impermeabilizzati e l'acqua piovana ci scorre sopra senza essere assorbita dal terreno.

Il cambiamento climatico è comunque la variabile maggiore: da un rapporto della Regione Toscana del 2012 (scaricabile qui) sulle proposte di modifica del P.A.E.R. (Piano Ambientale ed Energetico Regionale) si nota come il nostro clima si stia tropicalizzando: piove meno, in meno giorni ma molto intensamente (e si osservano sempre più ondate di calore e siccità estiva), tanto da far cadere la maggior parte della pioggia annuale solo in pochi giorni, specialmente in autunno.
A sinistra l'anomalia delle precipitazioni degli ultimi decenni su base annuale; a destra l'anomalia si riferisce solo al periodo autunnale. Fonte: Consorzio LaMMA, 2010


Ecco come grandi quantità di precipitazioni che scaricano grandi quantità di acqua in poco tempo, non permettano agli attuali corsi d'acqua di defluire velocemente e il terreno così impermeabilizzato e privo di vegetazione capace di assorbire e anzi, fornitore di acqua extra per i torrenti già colmi, siano un mix pericoloso per l'equilibrio idrologico delle nostre aree che, visto che si chiamano alluvionali, sono naturalmente destinate a raccogliere ciò che arriva dai rilievi montuosi.

Personalmente posso dire che la verità sta nel mezzo, ovvero che ormai abitiamo in un territorio che ha subito un'espansione demografica elevata negli ultimi 100 anni, dove l'attività vivaistica è cresciuta oltre misura, è nota la mancanza di interventi strutturali decisivi per migliorare il drenaggio delle acque piovane e che queste non siano più le stesse del secolo scorso: è ammissibile quindi pensare di aver raggiunto e in qualche caso superato il limite fisiologico che il territorio può sopportare e che quindi le azioni da intraprendere non debbano riguardare solo una parte delle variabili in gioco.

Un'ultima cosa: qualcuno potrebbe obiettare come le piogge più intense si siano verificate in questo inverno e non solo in autunno! Giusto, ma questo è un evento che non è legato a un trend climatico ma ad un effetto che influisce sul clima invernale di tutto l'emisfero boreale a noi vicino con variazioni irregolari: è la North Atlantic Oscillation, di cui vi parlerò prossimamente. 
Diciamo che piove sul bagnato, per usare una battuta infelice.


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