martedì 28 aprile 2015

Magnitudo di un terremoto

Scrivo questo post per mettere un po' di chiarezza su come viene indicata l'intensità delle onde sismiche, ormai "quasi" entrate a far parte del vivere quotidiano, grazie alle app per smartphone che ci informano in tempo reale dei terremoti che vengono registrati dal nostro organismo principale di sorveglianza, l'INGV.

Talvolta è capitato che dopo un terremoto venisse pubblicata una certa Magnitudo, ricavata dai valori rilevati dai sismografi della rete nazionale per poi modificarne leggermente il valore; l'ultimo caso proprio per il sisma principale del 23 gennaio 2015 sull'Appennino tosco-emiliano in cui un valore di 4,1 è stato modificato in 4,3. In questa occasione è cambiata l'unità di misura utilizzata poiché non esiste una sola "Magnitudo" e vi sono alcune differenze fra i vari tipi.

Esempio di sismogramma prodotto dal sismografo dell'Università di Firenze

Cosa si intende per Magnitudo

Innanzitutto è bene precisare che il concetto di Magnitudo è stato introdotto da Richter nel 1935 per esprimere l'intensità di un terremoto in termini di scientifici ovvero attraverso una grandezza misurabile con strumenti, quindi non soggetta a parametri soggettivi come ad esempio la Scala Mercalli che si basa sull'entità dei danni (quindi variabile rispetto alle tecniche di costruzione degli edifici e delle opere urbanistiche in genere).

Magnitudo Locale (Ml)

Introdotta sempre da Richter, è la più diffusa e indica il rapporto fra l'ampiezza del segnale registrato da un sismografo e un segnale standard, rappresentato dalla traccia di 0,001 mm registrata da uno strumento specifico (sismografo orizzontale a torsione del tipo Wood-Anderson) in occasione di un terremoto con epicentro distante 100 km. Questo rapporto, espresso come logaritmo, ha permesso la costruzione di quella che viene conosciuta comunemente come la Scala Richter. Alla base vi è la Magnitudo 0, ovvero un terremoto con ampiezza registrata pari a quella standard; se l'ampiezza fosse inferiore avremmo quindi una magnitudo negativa. Siccome quello che viene messo in relazione è un valore di ampiezza registrata da un sismografo, non abbiamo una misura diretta dell'energia rilasciata durante il sisma ma essa è proporzionale all'ampiezza del segnale registrato elevata alla 3/2: in parole semplici, un sisma di Magnitudo 4 rilascia un'energia 31,6 volte più potente di uno di Magnitudo 3 e 998,56 volte (31,6 * 31,6) di uno di Magnitudo 2; quindi si eleva il valore di 31,6 a una potenza pari la differenza di Magnitudo interessata. Per rendere questo concetto più semplice da capire, viene fatta un' equivalenza fra Magnitudo e quantità di TNT necessaria per riprodurre lo stesso effetto, qui di seguito riporto la tabella presente anche su Wikipedia. A titolo di esempio è bene ricordare che la quantità di TNT rilasciata dalla bomba atomica di Hiroshima corrisponde a un sisma di Magnitudo fra il 4 e il 5...

Scala Richter
MagnitudoTNT equivalenteFrequenza
01 chilogrammocirca 8 000 al giorno
131,6 chilogrammi
1,5178 chilogrammi
21 tonnellatacirca 1 000 al giorno
2,55,6 tonnellate
331,6 tonnellatecirca 130 al giorno
3,5178 tonnellate
41 000 tonnellatecirca 15 al giorno
4,55 600 tonnellate
531 600 tonnellate2-3 al giorno
5,5178 000 tonnellate
61 milione di tonnellate120 all'anno
6,55,6 milioni di tonnellate
731,6 milioni di tonnellate18 all'anno
7,5178 milioni di tonnellate
81 miliardo di tonnellate1 all'anno
8,55,6 miliardi di tonnellate
931,6 miliardi di tonnellate1 ogni 20 anni
9,5178 miliardi di tonnellate
101000 miliardi di tonnellatesconosciuto



Magnitudo momento (Mw)


E' stata introdotta negli anni '70 per ottenere una stima dell'intensità di un terremoto. All'ampiezza del segnale registrato dal sismografo vengono aggiunti parametri geologici quali il prodotto tra area di faglia, dislocazione e la resistenza delle rocce, ovvero il momento sismico in termini di lavoro come grandezza fisica (Newton x metro). E' un procedimento analitico complesso ma in caso di forti terremoti è più preciso della Magnitudo locale (che viene indicata inizialmente perché più veloce da determinare, salvo poi essere sostituita da un valore più preciso).


Magnitudo delle onde di volume (Mb)


Sono le onde primarie o onde P, le prime e le più veloci, quindi generalmente sono le prime ad essere rilevate dai sismografi. Sono utilizzate per avere un'idea immediata dell'intensità di un terremoto avvenuto a grande distanza ma presentano il problema di andare "a saturazione" per valori di magnitudo pari o superiori a 6, tendendo a un valore costante anche in caso di terremoti più intensi.

Rappresentazione delle onde P. 

Magnitudo delle onde di superficie (Ms)


Sono le onde cosiddette di Rayleigh e sono caratterizzate per propagarsi essenzialmente sulla superficie della crosta terrestre con un moto rotatorio simile alle onde del mare (hanno un movimento retrogrado). La loro misurazione è uno standard in Cina per la classificazione dei terremoti. 



Rappresentazione delle onde di Rayleigh.


Magnitudo durata (Md)

Serve per calcolare l'intensità di eventi locali o regionali. Si basa sulla misura della durata del sismogramma; maggiore è la magnitudo di un evento, maggiore sarà la durata della registrazione. Questo tipo di magnitudo è principalmente utilizzato dagli organi di Protezione Civile.

domenica 26 aprile 2015

Terremoto in Nepal del 25 aprile 2015

Il giorno 25 aprile 2015 una scossa di magnitudo 7.7 ha colpito la regione di Kathmandu. Al momento di scrivere questo post le vittime sono oltre 2000 e molti sono sia i feriti che i dispersi; inoltre altre due scosse di 6.4 e 6.7 si sono succedute insieme a molte altre di assestamento. Qualcuno avrà sentito ai telegiornali la ormai solita frase "Era una catastrofe annunciata" ed in effetti è vero; come spesso accade, la combinazione micidiale fra una sconsiderata attività costruttiva e una regione altamente sismica quale è la catena Himalayana, può produrre queste catastrofi.

Le immagini della distruzione a Kathmandu tratte da SKY TG24

Evoluzione Tettonica 

La catena montuosa denominata Alpino-Himalayana, che parte dal sudest asiatico fino all'Africa nordorientale, fa parte dell'ultimo ciclo orogenico (ovvero di nascita ed evoluzione delle montagne) detto Alpino. La placca africana si è scontrata con quella euroasiatica, così come quella arabica, australiana e indiana. Proprio quest'ultima, andando in subduzione  rispetto alla placca euroasiatica, ha generato l'Himalaya.

Nel riquadro, in rosso i rilievi montuosi dell'Himalaya, in verde le zone pianeggianti e in giallo le zone montuose più basse.
L'India, staccatasi dalla placca Africana nel Cretaceo circa 100 milioni di anni fa, si è diretta con una velocità geologicamente sostenuta (attualmente si muove a circa 3,6 cm/anno ma precedentemente era sicuramente maggiore) verso nord fino a incontrare l'Asia; circa 50 milioni di anni fa, le forze contrapposte delle due placche hanno iniziato a formare quelle che oggi sono le montagne più alte del mondo.

A sinistra il movimento della placca indiana dal Cretaceo superiore ad oggi.
A destra il modello tettonico che spiega l'evoluzione della catena Himalayana

I terremoti storici

In pochi milioni di anni, le forze tettoniche hanno costruito quelle che sono le montagne più alte del mondo. Questo dovrebbe rendere l'idea delle enormi energie che vengono accumulate in quest'area del pianeta e che poi vengono rilasciate dai terremoti.

La zona colpita dal sisma non è nuova a terremoti di grande intensità ed esistono parecchi studi al riguardo. Nell'immagine seguente sono riportati gli epicentri datati di alcuni degli ultimi terremoti e la disposizione delle faglie che li hanno generati; sono fronti di accavallamento ancora attivi perché la placca indiana non ha ancora smesso di muoversi verso nord.
Schema delle strutture e degli epicentri di alcuni terremoti storici nell'area dell'Himalaya interessata anche dal sisma del 25 aprile. Fonte J.L. Mugnier et al., 2011

Il suolo come fattore determinante per il rischio sismico

La città di Kathmandu, colpita direttamente dal sisma, si trova all'interno di un bacino caratterizzato da sedimenti sciolti con sabbie e limi, distribuiti su piani paralleli. Quando le onde sismiche colpiscono gli strati sabbiosi, i grani iniziano a vibrare e l'acqua contenuta nei pori viene spinta verso l'alto dalla sovrappressione indotta; i limi quindi si fluidificano e il suolo si deforma, facilitando il crollo delle abitazioni.

Schema di fluidificazione del terreno durante un terremoto.
Fonte: J.L. Mugnier et al., 2011 (modificata)

Qui di seguito vi mostro un esempio di cosa succede durante un evento di liquefazione del suolo in occasione di un terremoto.




Questo è quello che succede in Giappone e conosciamo bene la qualità costruttiva degli edifici del paese del Sol Levante... Ma se pensiamo alle case di Kathmandu, costruite senza le dovute precauzioni, possiamo ben immaginare (e purtroppo vedere) quale può essere il grado di distruzione.

martedì 7 aprile 2015

GeoTrip #5/2: Geologia di Lanzarote

Lanzarote è l'isola più settentrionale e vicina al continente africano di tutto l'arcipelago delle Canarie.
Geologicamente nasce nel Miocene con le prime rocce datate a circa 20 milioni di anni (leggi QUI le ipotesi su come si siano formate le Canarie); la sua storia geologica può essere suddivisa in quattro fasi principali:

PRIMA FASE
Durata fino a circa 5 milioni di anni fa, vede emergere l'isola in due punti che sono il massiccio di Famara a Nord e il massiccio di Los Ajaches a Sud.

Qui siamo nella zona a nord dell'isola, presso il Mirador del Rio.


SECONDA FASE
Fra i 5 e i 2 milioni di anni, le due parti emerse dell'isola si uniscono e si formano nuovi vulcani, fra i quali Guanapay ed El Cuchillo, aumentando la superficie dell'isola.

TERZA FASE
Dai 2 milioni di anni sull'isola si sviluppa una serie di edifici vulcanici allineati in direzione SW-NE che caratterizzano tutta la parte centrale dell'isola. Nei periodi glaciali Lanzarote era unita a Fuerteventura, in quanto facenti parte della stessa base vulcanica e attualmente separate da un braccio di mare profondo appena 40 metri.

Plateau basaltico nella zona centrale di Lanzarote, fra Tiagua e Mozaga.


QUARTA FASE
Fra 7000 e 5000 anni fa nel nord dell'isola si sviluppano una serie di vulcani allineati che formano quella che attualmente è chiamata Malpais de la Corona; la lava eruttata si è diretta verso il mare e ha percorso diversi chilometri attraverso dei condotti vulcanici, alcuni dei quali sono visitabili ancora oggi come Cueva de Los Verdes e Jameos del Agua.

Cueva de Los Verdes, qui la colata basaltica è arrivata fino al mare.

L'ERUZIONE STORICA DEL TIMANFAYA

Fra il 1730 ed il 1736 una nuova eruzione ha pesantemente condizionato la morfologia del territorio di Lanzarote e della vita dei suoi abitanti. Una frattura nella crosta ha permesso la fuoriuscita di enormi quantità di lava e la formazione di un nuovo vulcano. Le lunghe colate di basalto si sono rivolte sia verso il mare a NW che nella pianura centrale dell'isola a SE; con il passare degli anni il centro eruttivo si è spostato verso est, mentre l'ultima fase di colata lavica si è avuta ad ovest con l'apertura di una frattura che ha minacciato persino Arrecife, sulla costa orientale.

L'ingresso turistico per fare il tour dell'area vulcanica del Timanfaya

Le tipiche lave a corda, dette "Pahoehoe" che circondano tutta l'area

Las Montañas del Fuego

L'erosione eolica e le seppur rare piogge autunnali hanno modellato più marcatamente i vulcani della prima fase, mentre i successivi sono ancora ben visibili.

Panorama della costa occidentale, vicino a Los Hervideros