Lo ripeto continuamente, la prevenzione è la miglior soluzione per evitare tragedie come l'ennesima dovuta alle ormai celeberrime catastrofi naturali. Quello che è accaduto a Genova è solo l'ennesimo capitolo di una storia infinita, fatta di errori essenzialmente umani che pongono le basi per le tragedie quasi volessero essere volute. Volute, certo: come quando si viaggia troppo forte in auto e poi ci meravigliamo se andiamo a sbattere da qualche parte; quando lavoriamo senza protezioni, non in sicurezza e poi capita l'incidente; quando vogliamo a tutti i costi fare il bagno quando il mare è agitato e poi ci sorprendiamo di venire sbattuti sulle rocce facendoci male seriamente. Perché quando si fanno le cose, si fanno senza pensare mai alle conseguenze ma solo al benessere (nel caso di questo post, economico) immediato; talvolta invece ci si pensa e pure male, valutando quanto può essere remunerativo risistemare i danni piuttosto che evitarli. Questo è lo spirito con cui la nostra economia è andata avanti per decenni: cementificare ovunque e far sì che le cose si debbano riaccomodare e anche molte volte, così ci si guadagna di più.
Fonte: Sky.it |
Così quando guardo il telegiornale e vedo il povero imprenditore che mostra sconsolato il magazzino della propria azienda riempito dal fango, oppure le immagini di auto accatastate lungo le vie che diventano corsi d'acqua, mi domando: cosa è che non ha funzionato? Niente. Né prima, né durante, né dopo.
PRIMA
Da che mondo è mondo, l'acqua va sempre in discesa e sempre, dico sempre, sceglie la via più ripida e più breve. Quando uscite di casa e andate a fare una passeggiata, guardate il paesaggio intorno a voi e cominciate a capire dove, in caso di pioggia, l'acqua potrebbe passare secondo questa semplice logica; ogni insenatura fra le colline, le montagne, anche se non vi è un ruscello visibile, è una via preferenziale per l'acqua quando questa è in eccesso. Il passo successivo quindi è quello di cominciare a contare in quanti punti della vostra città questi percorsi preferenziali non sono liberi ma costretti in percorsi chiusi da tubazioni più o meno grandi di cemento, oppure coperti per far posto a strade, piazze, case. Quando piove tanto, l'acqua se non può scorrere sotto, scorre sopra.
Un rischio collegato alle piogge intense è anche quello di frana: un terreno zuppo di acqua possiede caratteristiche meccaniche peggiori di un terreno asciutto, ovvero può collassare molto più facilmente. Anche in questo caso, vedere interi palazzi e quartieri su rilievi ripidi, magari sbancati per cercare un po' di spazio per poter costruire, significa guardare una realtà che, se le cose non vengono fatte alla perfezione, ha il tempo contato. Quando si costruisce, il budget destinato allo studio approfondito del territorio è spesso ridotto al minimo; in molti casi la relazione geologica è vista come un inutile balzello burocratico di cui purtroppo non se ne può fare a meno e sia da parte dell'imprenditore che del cliente, esiste questa coscienza deviata nel pensare che il capitolo rischio geologico sia una delle voci di costo su cui si possa risparmiare. Mai errore fu più grave e i fatti di Genova come quelli ad esempio di Messina del 2009 lo stanno a ricordare.
DURANTE
Ancora fra la popolazione non c'è la giusta percezione del rischio che si corre quando, nonostante vengano emesse allerte meteo di qualsiasi tipo (mareggiate, vento, pioggia, neve), si continua a praticare le stesse attività giornaliere come quando il meteo è buono; se si può bisogna sempre evitare di ritrovarsi in situazioni di pericolo; se è impossibile, almeno informarsi sui comportamenti da tenere telefonando al 118 o al 115; inutile dire ci siano momenti in cui non si ha tempo per pensare e sapere già cosa fare può fare la differenza fra la vita e la morte.
Io per molti anni ho percorso centinaia di km in tutte le situazioni meteo e alle volte ho dovuto decidere di modificare le mie attività proprio per ridurre al minimo il rischio che stavo correndo: ho interrotto anzitempo il lavoro per tornare a casa prima di un forte temporale per evitare di ritrovarmi coinvolto in incidenti stradali o bloccato dall'esondazione di canali; ho annullato appuntamenti per evitare di dover guidare nel bel mezzo di una nevicata con tutti i rischi del caso; mi sono anche trovato in una azienda di un cliente durante un terremoto e sapevo già dove andare perché già conoscevo quali erano le vie di fuga... In molti rispondono sempre che il lavoro è lavoro e con questa scusa, derivata da una cultura della competizione che è indifferente alla sicurezza e alla vita, rimettono la propria esistenza in mano alla fortuna; quando poi il destino è avverso, sono i primi a sbraitare per i danni subiti e sono i primi a dare le colpe ad altri (che potranno anche averne, secondo i casi) e mai a loro stessi.
DOPO
E come spesso succede, la Storia insegna ma non ci sono mai orecchie disposte ad ascoltarla; quindi capita proprio come a Genova che l'esondazione di ieri sia una ripetizione di quanto accaduto il 4 novembre 2011 (vedi video sotto). E che niente venga fatto se non ripristinare alla meno peggio la situazione precedente, con milioni di euro stanziati e mai utilizzati per la messa in sicurezza del territorio.
Quindi cosa dire se non informatevi e fatevi sentire, chiedete sicurezza non solo dopo i disastri ma anche prima: quando restaurate un immobile, quando comprate una casa, quando l'amministrazione locale decide di intervenire con nuovi progetti; chiedete a gran voce che non si risparmi sulla sicurezza e se un'opera, specialmente se pubblica, non si può fare in un certo luogo perché a rischio geologico, non deve essere fatta, punto.
Nel mio piccolo, prendo spunto per continuare la mia campagna contro il dissesto idrogeologico della zona in cui vivo in cui l'aumento della superficie destinata a vivaio è cresciuta e con essa le esondazioni; dove un ospedale è stato costruito su un terreno di riporto risalente alla seconda guerra mondiale, proprio lungo il corso del principale fiume della zona; dove sta per essere costruito un parcheggio sotterraneo in una delle zone più antiche della città e storicamente zona di impaludamento e quindi a rischio allagamento.
Vi invito (chi non l'avesse ancora fatto) a vedere il web-documentario #Dissestoitalia e a chiedere informazioni in ogni città sul rischio geologico, questo weekend in cui è attiva la campagna #iononrischio.
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