martedì 21 ottobre 2014

Geologia della birra!

Il binomio geologi e birra è uno dei più affermati e indissolubili che la ricerca scientifica conosca. Questo non è solo legato alla notevole dose media giornaliera necessaria per dissetarsi dopo le faticose campagne di rilevamento e durante i ritrovi fra colleghi all'uscita dal lavoro; è anche un legame profondo che lega l'attività di studio delle risorse naturali e tutto ciò che ruota attorno alla produzione di una buona birra.

Fonte: Wikimedia.org
L'acqua è l'elemento essenziale e, al contrario di quanto si possa pensare, incide notevolmente fra il fare una birra e fare un'ottima birra. La scelta dell'acqua dipende dal tipo di birra che deve essere prodotto e le concentrazioni dei vari ioni sono importanti per poter esaltare gli aspetti caratteristici di ogni stile.

Innanzitutto lo ione bicarbonato (HCO3-): essendo un elemento acidificante, nelle birre chiare deve essere molto basso (max 50 mg/l); per le scure si può stare un po' più larghi (fino a 200 mg/l) poiché un malto tostato riesce ad abbassare più efficacemente il pH del mosto.
Lo ione solfato (SO4--) incide sull'amaro, assieme alla quantità di cloruri (Cl-) e Sodio (Na+); maggiore è la loro quantità (si va fino a circa 150 mg/l per i solfati) e una birra molta amara sarà più adatta. Nelle acque del rubinetto viene aggiunto artificialmente del cloro per tenere sotto controllo la potabilità ma questo potrebbe dare un sentore di medicinale alla birra, quindi fate attenzione!
La durezza dell'acqua invece dipende dalla quantità di Calcio (Ca++) e Magnesio (Mg++); acque molto dure sono da preferire ber birre robuste come le ale belghe o inglesi mentre acque poco dure sono da preferire per le birre chiare tipo Pilsner.

Riporto per fare un esempio le caratteristiche (espresse in mg/l) delle acque utilizzate per alcuni tipi di birra famosi:

Pilsen Monaco   Dublino   Dortmund   Burton
Ca++ 7 75 115 250 295
Mg++ 2 20 4 25 45
Na+ 2 10 4 70 55
SO4-- 5 10 55 280 725
HCO3- 15 200 200 550 300
Cl- 5 2 19 100 25

Per gli appassionati homebrewers, coloro che la birra se la fanno in casa, piacerà sapere che esiste un tipo di roccia che può essere utilizzata come un perfetto filtro durante le operazioni di mashing: la diatomite.

Esempio di diatomite. Fonte: Wikimedia.org

La diatomite è una roccia sedimentaria chiara, principalmente composta dai resti scheletrici silicei di diatomee. Si tratta di una roccia molto porosa con granulometria fine e un basso peso specifico. Queste proprietà la rendono utile come filtro, come assorbente e come riempitivo leggero per gomma, vernice e plastica. Quando è ridotto in polvere di solito è chiamata “diatomaceous earth” o terra di diatomeeGran parte della birra prodotta negli Stati Uniti è filtrata attraverso la " terra di diatomee". E' importante che la diatomite provenga da un deposito che si è formato in un ambiente di acqua dolce perché la diatomite di acqua marina rovina la birra!
La terra di diatomee è utilizzata per filtrare non solo birra ma anche vino, acqua, sciroppo, miele, l'acqua delle piscine e molto altro.

Cosa sono le diatomee?
Le diatomee sono un gruppo alghe che vivono nelle acque degli oceani e laghi. Alcuni tipi di diatomee vivono sul fondo di questi corpi idrici e nel suolo. La maggior parte delle diatomee sono microscopiche ma alcune specie arrivano fino a due millimetri di lunghezza. Sono organismi unicellulari che producono una parete esterna composta di silice, molto sottile e delicata. Quasi tutte le diatomee sono fotosintetiche e vivono in acque poco profonde, dove la luce solare può penetrare; sono prolifiche e responsabili della produzione di quasi la metà della massa organica presente negli oceani del mondo e la loro abbondanza assieme alle dimensioni ridotte le pongono alla base della catena alimentare marina.

Immagine di diatomee al microscopio elettronico.
Fonte: Wikimedia.org 

lunedì 13 ottobre 2014

Settimana della Terra 2014, gli eventi in programma

Quest'anno la Settimana della Terra ricade in un periodo dove la Geologia e le Scienze della Terra in generale tornano prepotentemente, nostro malgrado, sulla scena mediatica con l'ennesimo disastro annunciato ovvero l'alluvione di Genova del 9 ottobre.



In questa settimana, moltissimi eventi sono stati organizzati per avvicinare la gente alle Geoscienze, ovvero tutte quelle attività di ricerca che hanno per comune denominatore il Pianeta Terra.
L'iniziativa serve a promuovere una conoscenza del patrimonio ambientale che l'Italia possiede e che deve essere salvaguardato, quindi una maggiore consapevolezza della fragilità di questo sistema in cui noi viviamo. Non a caso l'alluvione di Genova è figlia di una società che non mette al primo posto il luogo in cui vive ma se stessa e il proprio principio di esistenza, ovvero il benessere economico.

Fonte: Wikimedia.org


Nella mia zona segnalo alcuni eventi secondo me molto interessanti e che consiglio di andare a vedere; sono ottime iniziative per scoprire dei veri e propri tesori apparentemente nascosti, disponibili invece per l'arricchimento di tutti. 

Tutti gli altri eventi sono disponibili sul sito della Settimana della Terra.


sabato 11 ottobre 2014

Alluvione a Genova, stavolta un post polemico

Lo ripeto continuamente, la prevenzione è la miglior soluzione per evitare tragedie come l'ennesima dovuta alle ormai celeberrime catastrofi naturali. Quello che è accaduto a Genova è solo l'ennesimo capitolo di una storia infinita, fatta di errori essenzialmente umani che pongono le basi per le tragedie quasi volessero essere volute. Volute, certo: come quando si viaggia troppo forte in auto e poi ci meravigliamo se andiamo a sbattere da qualche parte; quando lavoriamo senza protezioni, non in sicurezza e poi capita l'incidente; quando vogliamo a tutti i costi fare il bagno quando il mare è agitato e poi ci sorprendiamo di venire sbattuti sulle rocce facendoci male seriamente. Perché quando si fanno le cose, si fanno senza pensare mai alle conseguenze ma solo al benessere (nel caso di questo post, economico) immediato; talvolta invece ci si pensa e pure male, valutando quanto può essere remunerativo risistemare i danni piuttosto che evitarli. Questo è lo spirito con cui la nostra economia è andata avanti per decenni: cementificare ovunque e far sì che le cose si debbano riaccomodare e anche molte volte, così ci si guadagna di più. 

Fonte: Sky.it

Così quando guardo il telegiornale e vedo il povero imprenditore che mostra sconsolato il magazzino della propria azienda riempito dal fango, oppure le immagini di auto accatastate lungo le vie che diventano corsi d'acqua, mi domando: cosa è che non ha funzionato? Niente. Né prima, né durante, né dopo.

PRIMA
Da che mondo è mondo, l'acqua va sempre in discesa e sempre, dico sempre, sceglie la via più ripida e più breve. Quando uscite di casa e andate a fare una passeggiata, guardate il paesaggio intorno a voi e cominciate a capire dove, in caso di pioggia, l'acqua potrebbe passare secondo questa semplice logica; ogni insenatura fra le colline, le montagne, anche se non vi è un ruscello visibile, è una via preferenziale per l'acqua quando questa è in eccesso. Il passo successivo quindi è quello di cominciare a contare in quanti punti della vostra città questi percorsi preferenziali non sono liberi ma costretti in percorsi chiusi da tubazioni più o meno grandi di cemento, oppure coperti per far posto a strade, piazze, case. Quando piove tanto, l'acqua se non può scorrere sotto, scorre sopra
Un rischio collegato alle piogge intense è anche quello di frana: un terreno zuppo di acqua possiede caratteristiche meccaniche peggiori di un terreno asciutto, ovvero può collassare molto più facilmente. Anche in questo caso, vedere interi palazzi e quartieri su rilievi ripidi, magari sbancati per cercare un po' di spazio per poter costruire, significa guardare una realtà che, se le cose non vengono fatte alla perfezione, ha il tempo contato. Quando si costruisce, il budget destinato allo studio approfondito del territorio è spesso ridotto al minimo; in molti casi la relazione geologica è vista come un inutile balzello burocratico di cui purtroppo non se ne può fare a meno e sia da parte dell'imprenditore che del cliente, esiste questa coscienza deviata nel pensare che il capitolo rischio geologico sia una delle voci di costo su cui si possa risparmiare. Mai errore fu più grave e i fatti di Genova come quelli ad esempio di Messina del 2009 lo stanno a ricordare. 

DURANTE
Ancora fra la popolazione non c'è la giusta percezione del rischio che si corre quando, nonostante vengano emesse allerte meteo di qualsiasi tipo (mareggiate, vento, pioggia, neve), si continua a praticare le stesse attività giornaliere come quando il meteo è buono; se si può bisogna sempre evitare di ritrovarsi in situazioni di pericolo; se è impossibile, almeno informarsi sui comportamenti da tenere telefonando al 118 o al 115; inutile dire ci siano momenti in cui non si ha tempo per pensare e sapere già cosa fare può fare la differenza fra la vita e la morte.
Io per molti anni ho percorso centinaia di km in tutte le situazioni meteo e alle volte ho dovuto decidere di modificare le mie attività proprio per ridurre al minimo il rischio che stavo correndo: ho interrotto anzitempo il lavoro per tornare a casa prima di un forte temporale per evitare di ritrovarmi coinvolto in incidenti stradali o bloccato dall'esondazione di canali; ho annullato appuntamenti per evitare di dover guidare nel bel mezzo di una nevicata con tutti i rischi del caso; mi sono anche trovato in una azienda di un cliente durante un terremoto e sapevo già dove andare perché già conoscevo quali erano le vie di fuga... In molti rispondono sempre che il lavoro è lavoro e con questa scusa, derivata da una cultura della competizione che è indifferente alla sicurezza e alla vita, rimettono la propria esistenza in mano alla fortuna; quando poi il destino è avverso, sono i primi a sbraitare per i danni subiti e sono i primi a dare le colpe ad altri (che potranno anche averne, secondo i casi) e mai a loro stessi.

DOPO
E come spesso succede, la Storia insegna ma non ci sono mai orecchie disposte ad ascoltarla; quindi capita proprio come a Genova che l'esondazione di ieri sia una ripetizione di quanto accaduto il 4 novembre 2011 (vedi video sotto). E che niente venga fatto se non ripristinare alla meno peggio la situazione precedente, con milioni di euro stanziati e mai utilizzati per la messa in sicurezza del territorio.


Quindi cosa dire se non informatevi e fatevi sentire, chiedete sicurezza non solo dopo i disastri ma anche prima: quando restaurate un immobile, quando comprate una casa, quando l'amministrazione locale decide di intervenire con nuovi progetti; chiedete a gran voce che non si risparmi sulla sicurezza e se un'opera, specialmente se pubblica, non si può fare in un certo luogo perché a rischio geologico, non deve essere fatta, punto.

Nel mio piccolo, prendo spunto per continuare la mia campagna contro il dissesto idrogeologico della zona in cui vivo in cui l'aumento della superficie destinata a vivaio è cresciuta e con essa le esondazioni; dove un ospedale è stato costruito su un terreno di riporto risalente alla seconda guerra mondiale, proprio lungo il corso del principale fiume della zona; dove sta per essere costruito un parcheggio sotterraneo in una delle zone più antiche della città e storicamente zona di impaludamento e quindi a rischio allagamento.

Vi invito (chi non l'avesse ancora fatto) a vedere il web-documentario #Dissestoitalia e a chiedere informazioni in ogni città sul rischio geologico, questo weekend in cui è attiva la campagna #iononrischio.

mercoledì 1 ottobre 2014

Torna la campagna #iononrischio

L'11 e il 12 ottobre in molte piazze della penisola torna la campagna di prevenzione #iononrischio per informare e far conoscere alla popolazione quali sono i pericoli e le misure da adottare in caso di terremoto, maremoto, frane e alluvioni.



Come sempre io sono un sostenitore della prevenzione come arma più efficace per difendersi dalle catastrofi naturali e quindi vi invito a cercare sul sito iononrischio.it l'evento più vicino a casa vostra e chiedere informazioni; i volontari della Protezione Civile saranno a vostra disposizione per darvi tutte le informazioni necessarie per la vostra sicurezza.

A Pistoia, la mia città, i volontari dell'ANPAS saranno in piazza (non è specificata ma presumo Piazza del Duomo) per parlare del rischio sismico, visto che abitiamo in zona 2 (medio-alto rischio) e che si stima la possibilità di poter subire un terremoto di magnitudine massima pari a 6.