domenica 7 settembre 2014

La Garfagnana e il terremoto del 7 settembre 2014

Ore 12:45, un terremoto di magnitudo 4.0 ha colpito la montagna pistoiese ed è stato avvertito sia in buona parte della Toscana settentrionale che dell'Emilia meridionale. L'epicentro è stato individuato su un rilievo vicino alla località turistica di Abetone, nel distretto sismico della Garfagnana. 

Coordinate dell'epicentro del terremoto del 7 settembre 2014.

La Garfagnana

In quest'area dell'Appennino settentrionale la tettonica attiva è legata all'avanzamento della placca Europea sopra la placca Adria, legata al blocco africano; come già spiegato nel post sulla nascita del bacino Pistoia-Prato-Firenze, a sud dello spartiacque abbiamo evidenza di una tettonica distensiva che il fronte di spinta si lascia dietro di sé, durante l'avanzamento verso nordest: questo tipo di tettonica produce strutture tipiche chiamate ad horst e graben, con zone di alto e basso topografico dovute alla distensione della crosta continentale.
Nella Toscana settentrionale abbiamo l'evidenza di un horst rappresentato dalle Apuane, compreso fra due graben rappresentati della Lunigiana e dalla GarfagnanaLa sismica che interessa quindi la Garfagnana è principalmente localizzata nelle zone al limite del graben, dove si trovano quelle che vengono chiamate faglie bordiere, che lo separano dagli horst adiacenti.

Schema con vista verso Sud: strutture ad horst e graben con Garfgnana, Apuane, Lunigiana 

Schema generale di tettonica distensiva ad horst e graben

Orientamento della faglia che ha generato il terremoto

Per capire l'orientamento della faglia che si è mossa, generando il terremoto avvertito oggi, bisogna osservare quello che viene chiamato meccanismo focale.

Viene rappresentato come una beach ball o pallone da spiaggia, dove vengono indicati i piani di faglia e ausilario, nonché la direzione delle forze agenti (compressive e distensive, sono legate l'une alle altre...).

Bisogna immaginare di avere davanti una semisfera di cui vediamo la parte inferiore, vista dall'alto: le due linee curve rappresentano la superficie intagliata da due invisibili piani orizzontali incrociati; uno sarà il piano di faglia principale, l'altro ausiliario. La semisfera viene divisa quindi in spicchi che possono essere colorati o bianchi: per convenzione, i primi rappresentano l'area sottoposta ad estensione, i secondi a compressione.


Schema generale dei meccanismi focali con la logica della semisfera. Fonte USGS


Se siete interessati a saperne di più, ecco un sito dell'Ingv e della Protezione Civile che spiegano come leggere i meccanismi focali.

Nel terremoto di oggi il meccanismo focale realizzato dall'Ingv dimostra il movimento di una faglia normale, coerente con le faglie generate da una tettonica distensiva come è quella di questa zona dell'appennino.

Secondo L'Ingv in quest'area è possibile avere terremoti con un magnitudo massima di M 6.6 (a Pistoia di M 6.0, nda).
Meccanismo focale prodotto dall'Ingv, secondo le rilevazioni dei sismografi colorati di rosso.


Possibile domanda di un lettore: Si parla di tettonica distensiva a sud e compressiva a nord dello spartiacque appenninico ma nei meccanismi focali ci sono sia compressione che estensione, perché? 
Se un solido viene allungato o stirato in un verso, risulterà raccorciato o compresso nel senso ortogonale, per questo con i terremoti si parla sempre localmente di compressione ed estensione insieme; quando invece si parla di tettonica regionale, l'orientamento delle faglie (quindi come sono rappresentati i meccanismi focali) dànno forma a strutture tettoniche diverse e quindi rappresentative dei due movimenti principali della catena appenninica, compressione e distensione separati dallo spartiacque. 

Effetto di allungamento e raccorciamento di un solido inizialmente sferico


Diverse strutture generate dalle faglie, in distensione (Faglie distensive) e compressione (Thrust frontali).

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