Questo che vi presento è un percorso molto frequentato dai ciclisti toscani: fra Pisa e Lucca si trova un rilievo che apparentemente sembra essere "fuori luogo" rispetto a quello che si trova intorno, ovvero una pianura alluvionale (come già accennato nel post sulla storia geologica del bacino di Pistoia-Prato-Firenze) creata dal Serchio a nord e dall'Arno a sud.
Il Monte Serra al tramonto. In basso la pianura del Serchio |
Il Monte Serra però è un rilievo molto importante dal punto di vista geologico: vi troviamo rocce che sono fra le più antiche della Toscana, risalenti a più di 400 milioni di anni fa e rocce che testimoniano l'inizio del separarsi della Pangea che invece hanno "soltanto" quasi 250 milioni di anni; qui ci troviamo in un ambiente che andava dal fluviale al mare basso e in questo GeoTrip ce ne potremo rendere conto.
Dal paese di Buti si inizia a salire lungo la strada che porta al Monte Serra dove si trovano i ripetitori della Rai, ben visibili a chilometri di distanza. Come potete vedere nella mappa (link), nella prima parte della salita incontriamo subito delle rocce formate da tanti pezzi di minerali, per lo più sul bianco e sul rosato e sono chiamate Anageniti Grossolane: si sono depositate in un ambiente fluviale ad alta energia e molto vicino ai rilievi da cui ha prelevato e poi depositato i frammenti che vediamo incastonati in questa matrice grigiastra; dobbiamo immaginarci fiumi che portano detriti come quelli che scendono giù dalle Alpi e arrivano nella pianura con la forza di un torrente in piena, soltanto che questi fiumi scorrevano verso Ovest, quindi dobbiamo pensare che una volta ci fossero state delle montagne ad est e quindi verso l'Umbria, che adesso sono state smantellate, sepolte e questa è la loro testimonianza.
Le Anageniti Grossolane, trasporto fluviale ad alta energia |
Salendo il paesaggio cambia: le rocce intorno hanno un aspetto totalmente diverso, si sfaldano molto facilmente e se fate attenzione potrete notare delle vene bianche che le attraversano: questo è il mondo delle "Filladi e Quarziti listate di Buti" che abbiamo già incontrato a Punta Bianca ma qui hanno un aspetto molto diverso, vanno dal rossiccio al viola per via dell'accumulo di ferro sottoforma di ematite.
Quasi in cima al tratto in salita possiamo riconoscere di nuovo le Anageniti Grossolane sopra le Filladi di Buti ed il netto passaggio da una formazione all'altra indica che l'ambiente di deposizione è cambiato bruscamente.
Da questo punto del percorso in poi, incontriamo solo rocce del triassico (fra 200 e 250 milioni di anni) che ci accompagneranno fino alla cima del Monte Serra; infatti, facendo due tornanti e arrivando dove la strada inizia ad avere una minor pendenza, troviamo sull'orlo del burrone il passaggio dalle Anageniti Grossolane agli Scisti Violetti: non è che le rocce siano viola se non le spacchiamo almeno con il martello ma vediamo che i frammenti di minerali che riuscivamo a vedere molto bene prima, adesso non lo sono più; cambiando rocce, cambia anche l'ambiente dove si sono sedimentate; siamo passati da un ambiente molto vicino ai rilievi ad uno di pianura, precisamente in una piana di esondazione, dove il fiume che la attraversava riversava sabbia e limo durante le alluvioni.
Poco dopo ci ritroviamo ad attraversare delle rocce molto familiari, assomigliano al Macigno e in effetti sono delle arenarie ma la loro genesi è diversa: si chiamano "Anagenti Minute" e rappresentano una zona di pianura vicino alla foce di un fiume, quindi con i suoi canali che si dividono e si immettono in mare. Proprio attraversando questo mondo si arriva al bivio per Monte Serra (Prato Ceragiola), quindi girate a destra e continuate la salita che vi porterà attraverso un altro mondo totalmente diverso.
Se fino ad ora abbiamo attraversato la successione chiamata "Formazione della Verruca" di età triassica media (250-240 milioni di anni circa), dopo poco aver svoltato ci troviamo dentro la "Formazione di Monte Serra" di età carnica (240-230 milioni di anni circa): le rocce vi sembreranno tutte uguali, ovvero sempre delle arenarie ma intercalate a queste ci sono anche degli scisti e il loro colore è grigio-verde, soprattutto se rompete la roccia con un martello; da un ambiente fluviale si passa agli "Scisti e Quarziti Verdi" di mare sottile.
Quindi il percorso che abbiamo fatto fino ad adesso dal fondovalle ci ha accompagnato nel tempo e nello spazio: da un mondo emerso con rilievi e fiumi torrentizi a una pianura alluvionale e adesso sott'acqua in un ambiente dove il ricircolo non è sufficiente a ossigenare l'acqua ed è il colore della roccia che mi indica questo, altrimenti avrei avuto colori fra il rosa, rosso, violetto come le rocce incontrate precedentemente, quando l'ambiente era ancora emerso.
Si arriva quindi in cima alla salita (Prato di Calci) e la strada si divide per arrivare ai ripetitori. Sono strade private ma in bicicletta si può comunque andare. A sinistra si può scendere per tornare verso Pieve di Compito e la SS439 che corre sottomonte e che porta a Lucca oppure a Bientina; noi però abbandoniamo per un po' il mezzo di trasporto e ci incamminiamo nel sentiero che dall'incrocio risale verso i ripetitori Rai per poter guardare le rocce più da vicino e anche il panorama, dove è possibile ammirare l'Arno e i bellissimi meandri che attraversano la pianura di fronte al Mar Tirreno.
Alcune di esse hanno delle vene di quarzo e in alcuni casi è possibile ammirare dei piccoli cristalli che sono cresciuti negli interstizi. Se siete particolarmente fortunati potreste trovarne qualcuno grande abbastanza, che vi permetta di riconoscere le facce cristalline, il mio consiglio magari è di cercare anche in terra, molte volte i cristalli più grossi si staccano dalla roccia e rimangono sul terreno e potreste trovarne uno come ho trovato io...
Arrivati sotto i ripetitori Rai noi torniamo indietro ma il sentiero prosegue in discesa per arrivare fino al bivio di Prato Ceragiola (quindi potreste fare il percorso inverso, ovvero lasciare la bici nei pressi del ristorante e salire fino al Prato di Calci a piedi).
Nota di servizio: Il ristorante "I cristalli" ci ha fatto due fette di pane con crudo e fontina da manuale, sia in dimensione che qualità del prodotto...
Scendendo quindi verso Calci, le rocce grigie che ci hanno accompagnato fino ad ora lasciano il posto al panorama e alle Quarziti Bianco-Rosa, ovvero delle arenarie con strutture inclinate rispetto alla stratificazione che ci indica un ambiente deltizio, il limite subacqueo dove i fiumi lasciano i propri sedimenti.
Si arriva quindi al caratteristico e grazioso borgo di Calci, con i suoi ponticelli in pietra e le sue forre che trasportano velocemente i depositi di versante accumulati in queste ultime migliaia di anni. Purtroppo bisogna far notare che il borgo di Calci si trova nel posto meno indicato per costruire un centro abitato, ovvero in una stretta valle già teatro di frane e dove le acque tendono ad accumularsi in caso di forti piogge, aumentando così il rischio idrogeologico.
Da Calci si può riprendere la SP2, poi la SP38 e tornare verso Vicopisano e quindi Buti, in modo da poter chiudere il percorso e ammirare le grandi cave di Calcare Massiccio (di cui parlerò prossimamente) e attraversare il famoso paese di Uliveto Terme, le cui acque mineralizzate hanno avuto tanto successo in passato e oggi (attraverso dei famosi spot pubblicitari che sponsorizzano l'acqua adatta agli sportivi e per chi vuole essere bella dentro e bella fuori).
A sinistra le Anageniti Grossolane A destra gli Scisti Violetti |
Poco dopo ci ritroviamo ad attraversare delle rocce molto familiari, assomigliano al Macigno e in effetti sono delle arenarie ma la loro genesi è diversa: si chiamano "Anagenti Minute" e rappresentano una zona di pianura vicino alla foce di un fiume, quindi con i suoi canali che si dividono e si immettono in mare. Proprio attraversando questo mondo si arriva al bivio per Monte Serra (Prato Ceragiola), quindi girate a destra e continuate la salita che vi porterà attraverso un altro mondo totalmente diverso.
Se fino ad ora abbiamo attraversato la successione chiamata "Formazione della Verruca" di età triassica media (250-240 milioni di anni circa), dopo poco aver svoltato ci troviamo dentro la "Formazione di Monte Serra" di età carnica (240-230 milioni di anni circa): le rocce vi sembreranno tutte uguali, ovvero sempre delle arenarie ma intercalate a queste ci sono anche degli scisti e il loro colore è grigio-verde, soprattutto se rompete la roccia con un martello; da un ambiente fluviale si passa agli "Scisti e Quarziti Verdi" di mare sottile.
Quindi il percorso che abbiamo fatto fino ad adesso dal fondovalle ci ha accompagnato nel tempo e nello spazio: da un mondo emerso con rilievi e fiumi torrentizi a una pianura alluvionale e adesso sott'acqua in un ambiente dove il ricircolo non è sufficiente a ossigenare l'acqua ed è il colore della roccia che mi indica questo, altrimenti avrei avuto colori fra il rosa, rosso, violetto come le rocce incontrate precedentemente, quando l'ambiente era ancora emerso.
I segni della Primavera sul Monte Serra |
Si arriva quindi in cima alla salita (Prato di Calci) e la strada si divide per arrivare ai ripetitori. Sono strade private ma in bicicletta si può comunque andare. A sinistra si può scendere per tornare verso Pieve di Compito e la SS439 che corre sottomonte e che porta a Lucca oppure a Bientina; noi però abbandoniamo per un po' il mezzo di trasporto e ci incamminiamo nel sentiero che dall'incrocio risale verso i ripetitori Rai per poter guardare le rocce più da vicino e anche il panorama, dove è possibile ammirare l'Arno e i bellissimi meandri che attraversano la pianura di fronte al Mar Tirreno.
La pianura dell'Arno e il Mar Tirreno visti dal Monte Serra |
Alcune di esse hanno delle vene di quarzo e in alcuni casi è possibile ammirare dei piccoli cristalli che sono cresciuti negli interstizi. Se siete particolarmente fortunati potreste trovarne qualcuno grande abbastanza, che vi permetta di riconoscere le facce cristalline, il mio consiglio magari è di cercare anche in terra, molte volte i cristalli più grossi si staccano dalla roccia e rimangono sul terreno e potreste trovarne uno come ho trovato io...
Un cristallo di quarzo, molto comune in questi suoli |
Arrivati sotto i ripetitori Rai noi torniamo indietro ma il sentiero prosegue in discesa per arrivare fino al bivio di Prato Ceragiola (quindi potreste fare il percorso inverso, ovvero lasciare la bici nei pressi del ristorante e salire fino al Prato di Calci a piedi).
Il sentiero che può essere percorso, noi ne abbiamo fatto solo una parte. |
Nota di servizio: Il ristorante "I cristalli" ci ha fatto due fette di pane con crudo e fontina da manuale, sia in dimensione che qualità del prodotto...
Scendendo quindi verso Calci, le rocce grigie che ci hanno accompagnato fino ad ora lasciano il posto al panorama e alle Quarziti Bianco-Rosa, ovvero delle arenarie con strutture inclinate rispetto alla stratificazione che ci indica un ambiente deltizio, il limite subacqueo dove i fiumi lasciano i propri sedimenti.
Le arenarie con ben visibili le strutture di trasporto dei sedimenti |
Si arriva quindi al caratteristico e grazioso borgo di Calci, con i suoi ponticelli in pietra e le sue forre che trasportano velocemente i depositi di versante accumulati in queste ultime migliaia di anni. Purtroppo bisogna far notare che il borgo di Calci si trova nel posto meno indicato per costruire un centro abitato, ovvero in una stretta valle già teatro di frane e dove le acque tendono ad accumularsi in caso di forti piogge, aumentando così il rischio idrogeologico.
Da Calci si può riprendere la SP2, poi la SP38 e tornare verso Vicopisano e quindi Buti, in modo da poter chiudere il percorso e ammirare le grandi cave di Calcare Massiccio (di cui parlerò prossimamente) e attraversare il famoso paese di Uliveto Terme, le cui acque mineralizzate hanno avuto tanto successo in passato e oggi (attraverso dei famosi spot pubblicitari che sponsorizzano l'acqua adatta agli sportivi e per chi vuole essere bella dentro e bella fuori).
Qui sotto la mappa del GeoTrip:
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