lunedì 9 aprile 2012

Lo zaino del geologo

Eccolo lì, sformato e appeso senza alcuna matematica combinazione di forze... Che siano la gravità, la coesione dell'argilla accumulata nel tempo, le cuciture delle patch che testimoniano i chilometri percorsi in questi anni.
Rimane sospeso in uno stato indefinito tra l'abbandono e l'immediata partenza, va oltre il tempo; nessuno potrebbe affermare con certezza cosa potrebbe succedergli nell'immediato futuro, potrebbe rimanere nel suo stato di quiete come essere preso per mano e trascinato in una nuova e mirabolante avventura.

Stavolta gli andrà bene.

Controllo in ogni sua tasca la presenza degli immancabili compagni di viaggio che ogni geologo conosce: bussola, martello, acido, lente di ingrandimento, metro, libretto di campagna nuovo, matite colorate, squadre, righelli, coltellino svizzero, paletta da scavo.... e tanta pazienza. Tanta che non basterebbe il più grande zaino alpino esistente. Tanta che le scarpe, alla fine di questa nuova avventura, saranno consumate come i miei occhi arrossati dal maestrale, resi umidi dalla bellezza dei paesaggi che vedrò lungo il cammino.
Escono ed entrano storie, quando tolgo i vecchi fogli sgualciti e metto nuovi appunti, nuovi libri, nuove carte geologiche e topografiche; stavolta voglio provare a raccontarla questa storia, voglio che ne rimanga qualcosa di nuovo, che non avevo mai provato a fare: un documentario su questa nuova esperienza, la tesi di laurea.
Preparo tutto come per un lungo viaggio, senza sapere cosa mi aspetterà davvero quando metterò me stesso davanti alla verità creata dalla Dea Madre, la divinità simbolo della Terra dove sto per andare; troverò le risposte che cerco come no, in ogni caso darò tutto me stesso. Lo devo a me e a tante persone che hanno permesso tutto questo.


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