lunedì 9 aprile 2012

Lo zaino del geologo

Eccolo lì, sformato e appeso senza alcuna matematica combinazione di forze... Che siano la gravità, la coesione dell'argilla accumulata nel tempo, le cuciture delle patch che testimoniano i chilometri percorsi in questi anni.
Rimane sospeso in uno stato indefinito tra l'abbandono e l'immediata partenza, va oltre il tempo; nessuno potrebbe affermare con certezza cosa potrebbe succedergli nell'immediato futuro, potrebbe rimanere nel suo stato di quiete come essere preso per mano e trascinato in una nuova e mirabolante avventura.

Stavolta gli andrà bene.

Controllo in ogni sua tasca la presenza degli immancabili compagni di viaggio che ogni geologo conosce: bussola, martello, acido, lente di ingrandimento, metro, libretto di campagna nuovo, matite colorate, squadre, righelli, coltellino svizzero, paletta da scavo.... e tanta pazienza. Tanta che non basterebbe il più grande zaino alpino esistente. Tanta che le scarpe, alla fine di questa nuova avventura, saranno consumate come i miei occhi arrossati dal maestrale, resi umidi dalla bellezza dei paesaggi che vedrò lungo il cammino.
Escono ed entrano storie, quando tolgo i vecchi fogli sgualciti e metto nuovi appunti, nuovi libri, nuove carte geologiche e topografiche; stavolta voglio provare a raccontarla questa storia, voglio che ne rimanga qualcosa di nuovo, che non avevo mai provato a fare: un documentario su questa nuova esperienza, la tesi di laurea.
Preparo tutto come per un lungo viaggio, senza sapere cosa mi aspetterà davvero quando metterò me stesso davanti alla verità creata dalla Dea Madre, la divinità simbolo della Terra dove sto per andare; troverò le risposte che cerco come no, in ogni caso darò tutto me stesso. Lo devo a me e a tante persone che hanno permesso tutto questo.


giovedì 29 marzo 2012

Al crepuscolo

Attraverso una piccola fessura, il mio sguardo è rivolto in alto. Nel brusio di fondo di parole, assi di ruote che ritmicamente scandiscono il tempo e il ronzio anonimo delle luci a basso consumo, sono proiettato fuori, oltre il finestrino del treno che mi sta accompagnando a casa. Con gli occhi appena socchiusi, sto ammirando quell'azzurro limpido del crepuscolo trasformarsi nel buio della notte, con le prime stelle che bucano questa coperta di seta, con le luci della civiltà umana che inutilmente provano a rievocarne lo splendore.

Concludo un pensiero che mi rimarrà impresso per molto tempo: tutto sommato, in questa vita, sto vivendo una bellissima avventura. Le stesse sensazioni di quando avevo tredici anni, ammirando lo stesso cielo che imbruniva e le stesse luci arancioni che vi si contrastavano, fanno capolino: quando sai che stai crescendo e un mondo nuovo ti si sta aprendo davanti ti appare tutto bellissimo, compresi quei muri grigi di cemento armato che hanno sempre contraddistinto la periferia della mia città. Riassaporare questo stato d'animo mi fa percorrere tutto il corpo da un fremito; per una frazione infinitesima di tempo, nel limbo in cui sono assorbito, ho di nuovo tredici anni. Ho capito che viaggiare nel tempo è possibile.

Ho quindi avuto licenza di partire e presto preparerò il mio zaino; finalmente mi troverò a tu per tu con me stesso, con la mia capacità di raggiungere i miei sogni, di superare gli ostacoli e di rendere giustizia a qualità che forse ho tenuto troppo in ombra per lungo tempo.