Attraverso una piccola fessura, il mio sguardo è rivolto in alto. Nel brusio di fondo di parole, assi di ruote che ritmicamente scandiscono il tempo e il ronzio anonimo delle luci a basso consumo, sono proiettato fuori, oltre il finestrino del treno che mi sta accompagnando a casa. Con gli occhi appena socchiusi, sto ammirando quell'azzurro limpido del crepuscolo trasformarsi nel buio della notte, con le prime stelle che bucano questa coperta di seta, con le luci della civiltà umana che inutilmente provano a rievocarne lo splendore.
Concludo un pensiero che mi rimarrà impresso per molto tempo: tutto sommato, in questa vita, sto vivendo una bellissima avventura. Le stesse sensazioni di quando avevo tredici anni, ammirando lo stesso cielo che imbruniva e le stesse luci arancioni che vi si contrastavano, fanno capolino: quando sai che stai crescendo e un mondo nuovo ti si sta aprendo davanti ti appare tutto bellissimo, compresi quei muri grigi di cemento armato che hanno sempre contraddistinto la periferia della mia città. Riassaporare questo stato d'animo mi fa percorrere tutto il corpo da un fremito; per una frazione infinitesima di tempo, nel limbo in cui sono assorbito, ho di nuovo tredici anni. Ho capito che viaggiare nel tempo è possibile.
Ho quindi avuto licenza di partire e presto preparerò il mio zaino; finalmente mi troverò a tu per tu con me stesso, con la mia capacità di raggiungere i miei sogni, di superare gli ostacoli e di rendere giustizia a qualità che forse ho tenuto troppo in ombra per lungo tempo.